Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl strada. 7 Infatti in quell'anno il tedesco dott. Heiner, prima professore all'università cattolica di Friburgo e poi uditore della Sacra Romana Rota, pubblicò uno studiò nel quale discuteva "se il papa potesse in linea di di– ritto rinunziare allo Stato della Chiesa": questione - egli notava - "che gli era stata posta piu volte, da varie parti, e ultimamente da altùsimo loco." Col solito gioco delle distinzioni e suddistinzioni, con cui un teologo e un leguleio possono dimostrare tutto quello che vogliono, il dott. Heiner sosteneva che il possesso dei beni materiali è per la Chiesa un mezzo "ne– cessario" al raggiungimento dei suoi fini, ma non è un mezzo "essenziale." "Se la Provvidenza vuole che la Chiesa resti senza certi beni terreni, inchi– niamoci." Perciò il papa non solo può tralasciare di rivendicare i propri diritti, "considerando la inutilità di questa attitudine o i vantaggi che una diversa· attitudine potrebbe arrecare alla Chiesa," ma può anche "rinun– ziare in linea di diritto allo Stato della Chiesa, se il vantaggio della Chiesa lo esige." È vero che il papa, salendo al trono, giura di conservare i beni della Chiesa; ma questo giuramento è prestato sotto condizione che il bene della Chiesa e le circostanze dei tempi consentano di mantenerlo. "Spetta al papa decidere di eventuali rinunzie parziali o totali." È vero che Pio IX, nella bolla Apostolicae saedis del 13 ottobre 1869, vietò qualsiasi trattativa di cessione, ma quel divieto va inteso nelle circostanze di allora. Oggi il regno d'Italia è consolidato da 40 anni; non potrebbe cessare che per una rivoluzione violenta; l'unità d'Italia è un fatto riconosciuto e voluto da quasi tutta la nazione: "sono quindi quasi totalmente scomparsi i presuppo– sti necessari di un possibile dominio temporale dei papi." "Se oggi lo Stato della Chiesa fosse restituito al papa, egli dovrebbe rifiutare di assumerne il governo, per ragioni d'impossibilità esteriore. Questo sarebbe già motivo sufficiente di rinunzia." S'intende che rimane sempre ferma la necessità che alla Santa Sede sia garantita quella situazione di diritto e di fatto, che è necessaria al libero e indipendente governo della Chiesa. Un tempo questa garanzia gliela dava lo Stato della Chiesa: oggi non la darebbe piu. Il papa può dunque rinunziare allo Stato della Chiesa, se gli è assicurata una rendita equivalente a quella che gli davano una volta i suoi territori, e se ottiene dal governo italiano o da un altro governo una adeguata garanzia della propria libertà e dignità. Il se, il quando e il come, vanno lasciati alla saggezza della sede apostolica. "Un'opinione contraria contrasterebbe col primato della sede apostolica. " 8 Nello stesso 1907, il gesuita Felice Cappello, professore dell'università Gregoriana, nelle sue lnstitutiones iuris publici ecclesiastici, dopo avere 7 Sembra che sia sorto verso questo tempo, in alcuni personaggi autorevoli del Vaticano, anche il progetto di un nuovo orientamento diplomatico, favorevole alla Triplice alleanza e ostile alla Francia: qualcosa come la politica di Leone XIII rovesciata. Il 23 maggio 1907 mons. Beni– gni, professore al collegio di Propaganda Fide e sostituto segretario di stato, cominciò a pubbli– care un periodico, "Corrispondenza romana,,, che era un violento libello antifrancese: M. PERNOT, La politique de Pie X, cit., pp. 254 sgg.; Ce qu'on a fait de l'J:.glise. J:.tude d'bistoire religieuse, avec une bumble supplique à S.S. le pape Pie X, par. XXX, Paris, Akan, 1912, p. 417. 8 F. HEINER, Rechtsgultigkeit •eines Veri.icbtes des Papstes auf den Kircbenstaat, cit., pp. 480-92. 184 BibliotecaGino Bianco

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