Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Anni di buon vicinato deputati repubblicani e socialisti salirono da 43 a 65. ( Ciò non dimostra, tut– tavia, che l'influenza} dei cattolici fosse stata nulla. Nell'Italia settentrionale il risultato delle elezioni amministrative era di regola "un po' meno a sini- :_~tra"che nelle elezioni politiche, perché un certo numero di elettori votava nel– le elezioni politiche per un deputato socialista o radicale, ma non appoggiava i candidati anticlericali al Consiglio comunale, in considerazione del loro at– teggiamento nella questione scolastica. Le elezioni amministrative servivano certamente di norma a molti candidati politici, i quali evitavano di assu– mere atteggiamenti anticlerica-li per conservare nelle elezioni politiche i voti delle elezioni municipali. Nell'autunno 1913 ebbero luogo le nuove elezioni politiche. Questa volta l'ufficio di designare i candidati, in favore dei quali i vescovi erano autorizzati a togliere il non expedit, toccò al presidente dell'Unione elet– torale, il conte Gentiloni, un illustre sconosciuto, che poco dopo le ele– zioni fu ricoverato in un manicomio, a somiglianza dell'altro uomo di fiducia di Pio X, Vives y Tuto: Da questo signore prese il nome di "patto Genti– Ioni" l'oboligazione che i candidati dovettero firmare •per ottenere i voti dei cattolici. Si disse che 228 candidati avessero firmato il patto. 11 Ma un elenco ufficiale dei candidati benedetti dal conte Gentiloni non fu pub– blicato mai, perché costui assunse coi firmatari l'obbligo di non rivelare i loro nomi, quasi che fossero colpevoli di una cattiva azione. 12 Nell'insieme, questa volta i cattolici votarono con maggiore disciplina; ed è assai probabile che in queste elezioni l'influenza dei loro voti in senso conservatore sia stata assai piu sensibile che in quelle del 1909. Nel 1909 l'Italia aveva ancora un corpo elettorale ristretto (circa 3 milioni di elettori su 10 milioni di maschi maggiorenni), formato in prevalenza dalla piccola borghesia. cittadina e da operai industriali, classi sulle quali l'in– fluenza del clero era assai scarsa. Le elezioni del 1913, invece, furono fatte a suffragio quasi universale. L'elettorato comprendeva quasi 8 milioni e mezzo di cittadini; la massima parte dei nuovi elettori apparteneva alle classi agricole, sulle quali l'influenza del clero era piu sensibile. Sfortunatamente, il mutamento nel volume dell'elettorato fra il 1909 e il 1913 rende le cifre dei due anni non comparabili, e quindi non si può arrivare ad alcuna con– clusione precisa. Ma sta il fatto che, nonostante il grande aumento del- 1'elemento proletario, il numero dei deputati anticlericali o socialisti saH in quelle elezioni appena da 65 a 96. Non è dunque arbitrario affermare che, senza l'intervento dei cattolici, quel numero sarebbe aumentato anche di piu. Gli eletti cattolici-non cattolici salirono da 16 a 29. 13 La Civiltà cattolica spiegò l'azione dei cattolici nelle elezioni del 1913 con le parole seguenti: stione dell'insegnamento religioso, in quella del divorzio, in quella delle congregazioni, Pio X esercita sull'Italia una vera alta sovranità': L. SALVATORELLI, Saggi di storia e politica religiosa, cit., p. 197." [N.d.C.] 11 "Il giornale d'Italia," 16 novembre 1913. u Ibid., 8 novembre 1913 (intervista Gentiloni). 13 U. GIUSTI, Le correnti politiche italiane dal 1909 al 1921, cit., p. 27. 179 B blloteca Gino Bianco

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