Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Anni di buon vicinato aride e astratte, inaccessibili alla mente dei fanciulli, ma su una spiega– zione, che gli insegnanti credenti e praticanti dovevano far scaturire dal lo– ro iritimo convincimento, adeguandolo all'intelligenza degli alunni. Quanto alla questione degli esami, molti insegnanti delle scuole se– condarie e studiosi di problemi scolastici, pur non essendo affatto cattoli– ci, ritenevano che alle domande dei cattolici si dovesse dare una qualche soddisfazione. Essi pensavano che gli alunni delle scuole pubbliche doves– sero essere esaminati alla fine degli studi, non dagli insegnanti stessi, da cui erano stati istruiti, ma da· commissioni di insegnanti estranei alla loro scuola; con questo sistema, gli alunni delle scuole pubbliche si sarebbero trovati nelle stesse condizioni che quelli dellè scuole private; le scuole pubbliche, non dando piu ai loro alunni il privilegio del passaggio senza esami, non avrebbero piu attirato a sé tutta la gioventu, rendendo impossi– bile la vita alle scuole private; gli insegnanti pubblici avrebbero avuto la responsabilità dei privati, di fronte alle famiglie; e la concorrenza sincera fra scuole pubbliche e private avrebbe giovato alle une e alle altre accre– scendo la serietà degli studi. Lentamente, come sempre ·avviene nelle que– stioni scolastiche, queste idee si facevano strada fra gli insegnanti. Una soluzione ragionevole anche di questo problema andava elaborandosi in un ambiente di crescente tolleranza. I gruppi degli anticlericali piu fanatici opponevano alle domande sco– lastiche dei cattolici la domanda che i membri del clero fossero esclusi dal– l'insegnamento nelle scuole mantenute dal governo o dagli altri enti pub– blici. Questa domanda non fu mai presa in considerazione da nessuna per– sona seria: sembrava assurdo fare una eccezione al principio che tutti i cit– tadini dovessero essere eguali davanti alla legge; tutti i cittadini avevano il diritto di partecipare ai concorsi per le pubbliche scuole, e i migliori avevano diritto di essere prescelti, quali insegnanti, a qualunque confes– sione religiosa appartenessero, qualunque abito indossassero. L'"Unione elettorale" fondata da Pio X nel 1906 fece la sua prova generale nelle elezioni politiche del 1909. Il 4 febbraio essa pubblicò una circolare per eccitare i cattolici ad intervenire alle urne: Innanzi al gravissimo ed imminente pericolo, che rappresentanti di partiti avversarii implacabili dei principii cattolici, stretti in un fascio in seguito ad ibride alleanze, en– uino numerosi in Parlamento, non è possibile rimanere inerti [.. J. Di fronte ad un tale stato di cose, è stretto dovere degli elettori cattolici valersi dei diritti loro concessi dalle leggi vigenti e concorrere con il loro suffragio all'elezione di deputati, i quali diano serio ed efficace affidamento di opporsi a tanto male e di evitare alla Religione e all'Italia tanto danno [...]. Riportata quindi dai rispettivi loro vescovi, quando questi ne riconoscano la necessità, la licenza di accedere alle urne, è bene che gli elettori cattolici si assicurino dei sentimenti dei proposti candidati e richieggano innanzi tutto a coloro, che si accin– gono a sostenere coi loro voti, la dichiarazione pubblica, per quanto si possa franca ed esplicita, di impegnarsi non solo a combattere validamente tutti quei programmi e ad opporsi a tutte quelle eventuali proposte di legge, che fossero presentate in odio ai prin- 177 15 llotec-a Gino Bianco

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