Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl li innanzi ad esaminatori, che erano sempre gli insegnanti delle scuole pub– bliche, e che non conoscevano nulla dei loro precedenti. Nel 1908 il governo emanò un regolamento che lasciava alle munici– palità il diritto di decidere se l'insegnamento del catechismo dovesse, op– pure no, essere impartito nelle scuole elementari a quegli alunni i cui geni– tori ne facessero domanda; ma se decidevano per la negativa, esse rimane– vano obbligate a concedere le aule illuminate e riscaldate ai padri di fa– miglia, che volevano far impartire quell'insegnamento ai loro figlioli fuori delle ore regolari di lezione. I deputati socialisti portarono la questione alla Camera e domandarono che il nuovo regolamento fosse revocato; ma la Ca– mera, a grande maggioranza, approvò l'azione del governo. Quando le municipalità dovettero applicare il nuovo regolamento, si ebbero due diverse interpretazioni di esso: le municipalità, in cui dominava– no i cattolici e i conservatori, deliberavano di infliggere l'insegnamento del catechismo a tutti gli alunni, i cui genitori non domandassero esplicita– mente che fosse risparmiato ai loro eredi quell'amaro calice; le municipali– tà, in cui dominavano gli anticlericali, deliberavano di sottomettere alla tor– tura quei soli alunni, i cui genitori fossero cos1 snaturati da farne esplicita domanda. Nell'Italia meridionale il nuovo regolamento lasciò il tempo che trovava. Solo in alcune zone dell'Italia settentrionale, in cui la lotta fra clericali e anticlericali era piu intensa, le discussioni rinascevano ad ogni ele– zione municipale: gli anticlericali promettevano agli elettori di abolire quel "segno di altri tempi"; i nazionali conservatori ne approfittavano per aggiogare al loro carro gli elettori cattolici, e i cittadini decidevano a mag– gioranza di voti se nel loro comune Dio dovesse esistere o no. I piu raffi– nati fra i cattolici biasimavano la tattica dei loro correligionari, che face– vano di Dio un agente elettorale dei partiti conservatori, per la sola sod– disfazione di sapere che un maestro svogliato, magari miscredente, ingozza– va per due ore ogni settimana il catechismo a marmocchi irrequieti o sba– diglianti. Nel 1908 ebbe luogo, su due giornali di Torino, Il momento (catto– lico conservatore) e L'azione democratica (democratico-cristiano), un'inte– ressante discussione tra il marchese Crispolti, uno dei vecchi barbassori, e il duca Gallarati-Scotti, un giovane di bella intelligenza, tipico rappresentante dell'" Italia mistica" del secolo X:X. 7 Questi respingeva un insegnamento re– ligioso di quel genere, e deplorava che i cattolici italiani credessero di risol– vere quel problema senza fatica e senza sacrifici, scaricando le proprie re– sponsabilità sulle spalle del governo. Egli rivendicava ai genitori e al clero il diritto e il dovere di dare essi la educazione religiosa alle nuove generazio– ni, nelle case e nelle chiese o nelle proprie scuole, con un metodo peda– gogico basato non sull'apprendimento puramente mnemonico di formule 7 Su questa d1scuss10ne cfr. T. GALLARATI-SCOTTI, Insegnamento catechistico e cultu~a reli– giosa, con prefazione del sen. Antonio Fogazzaro, Torino, Segretariato della Lega democratica na– zionale, 1909. [N.d.C.] 176 BibliotecaGino Bianco

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