Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Prefazione poggio alla campasna elettorale del giovane Giuseppe Donati, 21 che sareb– be diventato ben presto uno dei piu validi sostegni del prete siciliano. Al partito popolare Salvemini dedicò una serie di articoli, raccolti in– fine in un agile volumetto, fra l'autunno del 1921 e la primavera del 1922. In essi riprese e rifuse idee e materiali del saggio del 1898, ancora attuali o signz'ficativi. Ma in una visione generale del movimento cattolico profondamente ri'nnovata e ampliata. Il giovane Salvemini, i cui interessi erano galvanizzati dalla lotta sociale, aveva analizzato il "partito catto– lico" quasi completamente in se stesso, nelle sue componenti interne e nei suoi rapporti con la realtà sociale esterna, come forza autonoma. Nel Sal– vemi'ni degli anni successivi, invece, l'interesse per la ricerca sociologica aveva ceduto o si era allargato anche ai problemi piu specificatamente po– liti'à, come quelli di politica estera, al gusto per la storia della diplomazia, di cui era divenuto un maestro indùcusso. Nel volumetto del 1922, per– àò, le vicende e le prospettive del movimento cattolico erano studiate in stretta connessione con gli atteggiamenti, le mosse e i dùegni, passati pre– senti o prevedibili i'n un immediato futuro, del Vaticano nei confronti del– l'Italia, cioè con la storia della "questione romana." Ne Il partito popolare e la questione romana, anche dove riappaiono giudi'zi· già espressi nel saggi·o del 1898, il Vaticano di·venta il principale regista o antagonista del movimento cattolt'co italiano. La, massima aspi– razione dei circoli vati.cani è stata per lungo tempo la rivincita sull'Italia liberale e la restaurazione del potere temporale. Fallita la speranza di "scalzare la monarchia unitaria dalla destra, mentre radicali, repubblicani, soàalisti l'assal[i·vano] dalla sinistra," perché la crisi della borghesia liberale non arri·vava mai e la tattica astensi·onistica "consolidava, invece di inde– bolt'rle, le nuove ùtituzioni," "nell'ultimo decennio del secolo XIX il Va– ti'cano tentò un'altra soluzi·one: quella di creare anche in Italia' un movi– mento cattolt'co di sinistra," come in Belgio, in Franàa e nei paesi ger– manici, la democrazi·a cristiana. La quale aveva "un duplice compito: tenere immuni le moltitudini operaie e contadine dalla propaganda socia– lùta; e organz·zzarle per i'l giorno in cui, caduta la monarchia sabauda, .Zaborghesia liberale dovrà cercare nelle forze cattoliche il punto d'appog– gio necessario alla difesa dell'ordine soàale e della proprietà. " 22 Senonché, "questa nuova democrazi·a, sorta per disputare le moltitu– dini al socialismo rivoluzionari·o, assumeva spesso inaspettati atteggiamenti socialistoidi', e faceva uso volentieri di un frasari·o stranamente rivoluzio– nario." Peggi·o ancora: i piu giovani e vivaci fra i democratici cristiani, venuti· a contatto con le reali aspirazioni delle masse, "mandarono in sof– fitta il potere temporale" e, "inceppati dalla gerarchia ecclesiastica, riven– dicarono l'autonomi·a del laicato nel campo politico." Il che era evidente– mente troppo per il Vaticano e i cattolici conservatori·. Questi, sotto l'i'm- 21 Cfr. pp. 368-69 di questo volume. 22 Ibidem, pp. 50-51. Le altre citazioni sono tratte dalle pp. 51-52, 57, 58, 82, 83, 75, 84, 61, 62, 63, 64, 65, 66, 67. XVIIl BibliotecaGinoBianco

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