Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl infrazione della libertà religiosa costringere al rito civile chi intendesse spo– sarsi col solo rito religioso, mentre non era obbligato al rito religioso chi si sposasse col solo rito civile o... senza nessun rito. Ad evitare i pericoli che nascevano dalla mancanza del rito civile, dovevano pensarci gli interessati. Pio X tolse ogni pretesto serio a ulteriori discussioni col decreto Ne temere, pubblicato dalla sacra congregazione del Concilio nel 1907. Que-. sto decreto fece obbligo ai parroci di non celebrare il matrimonio religio– so se non si fossero assicurati prima che gli sposi avessero già compiuto o avrebbero immediatamente compiuto il rito civile. Era necessario un permes– so speciale del vescovo per allontanarsi da questa regola. Un uomo politico cattolico racconta a questo proposito un aneddoto, che è un documento caratteristico di quel metodo di "combinazioni," che regolava in Italia i rap– porti fra Stato e Chiesa. Durante il pontificato di Pio decimo, uno dei Guardasigilli di quel periodo mi do– mandò se avessi presto l'occasione di visitare Sua Santità. lo avevo appunto l'udienza per il giorno dopo. Allora egli mi pregò di farle noto che due vescovi non si attenevano alle istruzioni pontificie sulle nozze, ossia permettevano che i loro parroci celebrassero il matrimonio religioso senza essersi assicurati che fosse già compiuto o dovesse immedia– tam.ente compiersi l'atto civile. Il Papa mi rispose: "Dica al Guardasigilli di farmi su– bito conoscere il nome di quei due vescovi, ché li rimetterò a posto io. " 5 Le questioni scolastiche 6 furono assai piu vivacemente dibattute che quelle riguardanti il matrimonio. I cattolici domandavano "la libertà della 5 F. CRISPOLTI, Ricordi di un cattolico. Il dualismo matrimoniale, nel "Corriere della sera," 19 febbraio 1929. L'aneddoto raccontato dal marchese Crispolti basta da solo a smentire tutte le false asserzioni, che furono messe in circolazione fuori d'Italia dopo il concordato dell'll feb– braio 1929, per far credere che la riforma della legislazione matrimoniale fosse necessaria in Italia per preservare la moralità delle famiglie. Per esempio, Leo Francis Slock, presidente dell' Amer– ican Catholic Historical Association, ha scritto in "Current History" (aprile 1929, p. 16): "Prece– dentemente, per confermare la validità del matrimonio, la legge richiedeva una cerimonia civile. Questa duplice esigenza portava spesso a seri inconvenienti. Di frequente persone senza scrupoli, sposate solo dalla Chiesa, abbandonavano moglie e figli per risposarsi civilmente. La famiglia ab– bandonata non poteva ricorrere alla legge, poiché lo stato non riconosceva la cerimonia ecclesia– stica." William F. Montagou ha scritto in "Current History" (luglio 1929, p. 545): "Alcuni italiani cattolici, respingendo questo provvedimento legale, rifiutavano di accettare la giurisdizione delle autorità civili in materia matrimoniale. Ne conseguivano serie irregolarità nello stato civile delle coppie sposate e della loro prole." PERTINAX [pseudonimo di André Geraud], in Le partage de Rome, Paris, Grasset, 1929, p. 44, ha fatto sapere in Francia che "fin qui sindaco e parroco sposavano le coppie e facevano della bigamia una pratica molto frequente." Queste asserzioni mez– zo secolo fa sarebbero state un po' esagerate, ma non false. Fatte per il periodo che va dal 1907 al 1929, sono semplicemente romanzesche. Per non lasciare nell'ombra nessun lato di questo pro– blema, aggiungerò che l'uso di celebrare, col permesso speciale del vescovo, il matrimonio reli– gioso senza il matrimonio civile, ha avuto una certa diffusione dopo la guerra fra le vedove di guerra, perché queste perdevano legalmente la pensione se fossero passate civilmente a seconde nozze. L'estensione del fenomeno può essere indovinata se si prende come base il fatto che nella città di Genova (550.000 abitanti) si celebravano annualmente da 20 a 40 matrimoni col solo rito religioso, senza il rito civile (vedi il giornale di Genova "Il lavoro," 7 agosto 1929). Tutti sapevano in Italia che il governo aveva uno speciale funzionario permanente per man– tenere i contatti ufficiosi col Vaticano. Beninteso, in nessun documento ufficiale quel funzionario era accreditato per siffatte operazioni. <:'Nel decennio precedente la guerra e fino al 1923, questo incarico fu tenuto dal barone Monti, alto funzionario del ministero della Giustizia e dei Culti. Nel 1922, nella prima conversazione che egli ebbe col barone Monti, dopo la sua ascesa al potere, Mussolini gli annunciò solennemente, come se avesse fatto una grande scoperta, che gli era indi– spensabile mantenere un contatto permanente con il Vaticano, per giungere a rapporti piu cor– diali. Il barone Monti gli fece timidamente osservare che questi rapporti li manteneva egli stesso, dai tempi di Matusalemme.'> 6 Su alcune di queste questioni cfr. anche gli scritti raccolti in Opere, V, Scritti sulla scuola, a cura di L. Borghi e B. Finocchiaro, Milano, 1966. Nel ms. de La prima disfatta della democrazia cristiana Salvemini riassunse e rielaborò quanto aveva scritto in questo e in un pre- 174 BibliotecaGino Bianco

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