Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Anni di buon vicinato Il 21 settembre 1908 il re andò a visitare Faenza, città degli antichi "Stati della Chiesa," e al ricevimento nel palazzo municipale intervenne il vescovo della città con i senatori e i deputati della regione. 3 Il buon popolo aveva altre prove manifeste degli amichevoli rappor– ti fra Stato e Chiesa, quando le musiche militari partecipavano alle ceri– monie religiose. Ecco in che modo un giornalista francese spiegava ai suoi connazionali questi fatti, troppo difficili a comprendere tanto per i cleri– cali quanto per gli anticlericali in Francia: Il partito cattolico italiano rappresenta una forza elettorale, di cui nessun deputato può trascurare l'influenza. Ora, in tutti i paesi del mondo, e particolarmente in Italia, la preoccupazione di essere rieletto costituisce la piu incrollabile convinzione di ogni uomo politico. È accaduto dunque che un buon numero di deputati liberali, e special– mente i deputati appartenenti all'attuale maggioranza ministeriale, alcuni dei quali un tempo erano massoni convinti ed energici anticlericali, improvvisamente hanno scoperto in sé sentimenti cattolici dimenticati nel fondo della loro anima, e hanno amoreggiato appassionatamente con i clericali del loro collegio. Questi ultimi hanno accordato loro i propri voti, riservandosi di domandare in cambio, prima o poi, un piccolo compenso. Ora, il compenso consisteva nell'ottenere, per mezzo dei deputati; che alle feste religiose, che in Italia costituiscono le piu popolari manifestazioni di culto, fosse dato un grande splendore, e che i ministri della religione cattolica fossero onorati pubblicamente. Si ve– deva dunque ogni tanto arrivare al Ministero un deputato completamente incredulo o almeno indifferente che, invocando le necessità elettorali, domandava una banda militare per una processione, un picchetto di soldati per la festa di un santo locale, un apparato qualsiasi per soddisfare l'inoffensivo desiderio dei clericali. E il Ministero, da bravo figliuolo, per non contrariare la sua cara maggioranza, accordava tutto, reputando con scetticismo che tutto ciò non aveva alcuna importanza.• Le controversie sui rapporti fra matrimonio civile e matrimonio religio– so, che erano state violente quarant'anni prima, cessarono del tutto in que– gli anni. Di tanto in tanto, la massoneria cercava di lanciare un'agitazione perché fosse introdotto il divorzio nella legislazione italiana, ma il tenta– tivo cadeva nel vuoto. Non potendola spuntare col divorzio, la massoneria tentò di riprendere l'offensiva su una posizione meno avanzata. Il Vati– cano aveva sempre condannato la legge che rendeva il matrimonio civile indipendente dal sacramento religioso. Ma, fino dal 1866, "consigliava" i fedeli di celebrare, oltre il rito religioso, anche quello civile. Solamente, il "consiglio" non era una "prescrizione." Si dava frequentemente il caso che gli sposi celebrassero il solo rito religioso; ma dopo qualche tempo l'uo– mo abbandonava la donna e ne sposava un'altra davanti alla municipa– lità. Per mettere fine a questo inconveniente, la massoneria promosse una campagna per ottenere che la legge punisse quei coniugi e quei sacerdoti che celebrassero il matrimonio religioso, senza che fosse stato prima celebra– to il rito civile. Ma le persone imparziali osservavano che sarebbe stata una Giolitti il 9 maggio 1907, in risposta ad una interrogazione dei deputati Antolisei e Barzilai sulle onoranze militari al card. Lorenzelli. Le precedenti riassumono concetti espressi da Giolitti in quella risposta e in altra analoga del giorno precedente. [N.d.C.] 3 "Il giornale d'Italia," 22 settembre 1908. • "Le temps," 14 maggio 1907. 173 Biblioteca Gino Bianco

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