Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl scirono vincitori in due. Pio X e i suoi consiglieri, spaventati dallo scio– pero generale, si astennero dal ripubblicare il non expedit, come era abitudi– ne in occasione delle elezioni politiche. Il papa, interrogato dai cattol~ci bergamaschi su come dovevano comportarsi, concesse loro il permesso di "regolarsi come meglio credevano, permesso che fu esteso ai vescovi di al– tre diocesi. 115 In molti collegi i vescovi invitarono pubblicamente i fedeli a votare per i "candidati dell'ordine." Molti cattolici di stretta osservanza si asten– nero, come se il non expedit fosse sempre stato in vigore. Parecchi de– mocratici cristiani votarono per i socialisti. La Civiltà cattolica non disse verbo finché durò la lotta elettorale. Ad elezioni compiute, il 19 novembre, pubblicò il seguente documento: Era ben naturale che un tal fatto [cioè la partecipazione dei cattolici alle elezioni] susci'tasse vivaci discussioni tra cattolici, ed in alcuni ragione di scandalo a causa del di– vieto pontificio sempre ,·n vigore. Noi, senza voler entrare qui nel vivo della questione [...], non ci possiamo persuadere facilmente che tutti quei cattolici, ed anche ecclesiastici, che cosf apertamente andarono alle urne, [...] si lasciassero indurre a fare pubblico sfregio alla legge del Non expedit (che vale Non licet) e onerare cos1 gravemente la loro co– scienza, se non avessero ottenuto dalle competenti Autorità la conveniente licenza. 6 L'affermazione che il non expedit fosse sempre in vigore era annullata dalla convinzione che le competenti autorità (cioè i vescovi) dovessero aver data la conveniente licenza. Ad ogni buon conto, i padri gesuiti, che scrivevano la rivista ufficiosa. della Santa Sede, annunziavano che, se que– sta volta una dispensa doveva essere stata data in via eccezionale, non era da escludersi che la Santa Sede, a cui solo spettava comandare ciò che è "giovevole alla religione, 11 potesse anche arrivare ad una abrogazione gene– rale del non expedit. Un provvedimento di questo genere non avrebbe "per nulla menomati i sacri diritti della Chiesa, i quali hanno troppo alti e im– mutabili fondamenti. 11 Perché, allora, il Vaticano aveva per tanti anni vie– tato ai cattolici di intervenire nelle elezioni? Due settimane dopo, nel numero del 3 dicembre 1904, la Civiltà cat– tolica si fece piu coraggio: ammise che la partecipazione dei cattolici alle urne doveva "dirsi legittima, e legittime devono pur dirsi le conseguenze tutte che ne derivano,, (p. 548), perché "il divieto pontificio [...] è un semplice precetto disciplinare ecclesiastico; quindi di natura sua contin– gente e mutabile 11 (p. 549). Il papa "ha le sue buone ragioni per esigere o non esigere in casi particolari l'osservanza di quel divieto, e le avrà non me– no valide quando, compiendo un atto della sua sovranità, decretasse di to– glierlo del tutto" (p. 550). Per spiegare questa novità, scopri che "il si- .5 T. TITl'ONI, Ricordi personali di politica interna, in "Nuova antologia," 1° aprile 1929, p. 325. "La civiltà cattolica," (25 novembre 1904, vol. IV, p. 548), defin{ l'attitudine del Vati• cano con queste parole caratteristiche: "Non è men certo che il divieto pontificio, espresso con la nota formola del Non expedit, non è stato abrogato, sebbene in questa occasione la suprema Autorità non abbia stimato opportuno di pubblicamente rinnovarlo, come avvenne altre volte." 6 "La civiltà cattolica," 1904, vol. IV, pp. 489-90. 164 BibliotecaGino Bianco

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