Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl gamo dovessero fare in questa occasione una solenne manifestazione di for– za e dimostrare che la protesta del papa contro la visita di Loubet era approvata dalla maggioranza degli italiani. La regola del non expedit fu so– lennemente ricordata ai cattolici di Bergamo in tutte le chiese. Mentre nel– le elezioni amministrative aveva votato il 70% degli iscritti, nelle politiche votò solo il 30%. Il candidato liberale fu battuto, e il socialista fu elett~: "Sia lode ai cattolici bergamaschi!," esclamò la Ci'viltà cattolica 16 commen– tando questa vittoria... socialista! S'intende che anche in questo momento, in cui la lotta sulla que– stione romana era piu rumorosa, la necessità e il gusto delle "combinazioni" non cessarono mai di produrre i loro frutti, come nei tempi delle migliori bonacce. Per esempio, il patriarcato di Venezia era rimasto vacante in con– seguenza della elezione di Pio X al pontificato, ed era risorta la questione se il re d'Italia avesse o no il diritto di nominare il nuovo patriarca (vedi pp. 148-49). Dopo le necessarie trattative ufficiose, venne alla luce la seguente "combinazione." Il Bollettino ufficiale del ministero della Giustizia annun– ziò il 13 marzo 1904 che, non solo in virtu dei suoi diritti, ma anche "in seguito a domanda" (nessuno disse e nessuno domandò da chi fosse stata presentata quella domanda) il re aveva nominato il nuovo patriarca. Il 16 marzo l'Osservatore romano annunziò che il nuovo patriarca di Venezia era stato nominato dal papa. I giornali liberali interpretarono questa pro– cedura come il segno che il Vaticano riconosceva il diritto del re. L'Osser– vatore romano del 20 marzo dichiarò che quei commenti erano "fantasti– ci," e che "la questione di diritto rimane [va] ora, come prima, assolutamen– te impregiudicata." Nessuno senti il bisogno di arrabbiarsi per quella di– chiarazione. E la questione fu cos1 risolta, pur rimanendo sempre impregiu– dicata. In Bologna, antica città dello Stato pontificio, erano al potere nella municipalità i democratici anticlericali. Un'alleanza fra cattolici e naziona– li conservatori, analoga a quella che da dieci anni faceva buona prova a Venezia, era necessaria per abbatterli. Ma nessuna alleanza era possibile se i cattolici si impuntavano a voler protestare contro l'unità nazionale. Bi– sognava che passassero sopra a certe ripugnanze, come il papa stesso aveva fatto a Venezia. Una visita del re d'Italia era annunciata a Bologna per il maggio 1904, poche settimane dopo la protesta pontificia contro la ve– nuta di Loubet a Roma. Se l'arcivescovo di Bologna, cardinale Svampa, non fosse intervenuto al ricevimento del re, l'alleanza elettorale fra catto– lici e nazionali conservatori saltava per aria. Ed ecco che il 28 maggio 1904, mentre l'inchiostro della protesta pontificia contro Loubet non era ancora asciugato, l'arcivescovo di una antica città dello Stato pontificio, la piu grande e illustre dopo Roma, e per giunta cardinale della Santa Ro– mana Chiesa, "in berlina di gala, scortato dai reali carabinieri a cavallo, si recò al palazzo municipale per ossequiare il Re, e fu ricevuto con tutti gli 16 "La civiltà cattolica," 1904, voi. III, p. 232. 160 BibliotecaGino Bianco

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