Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl della sacra congregazione per gli Affari ecclesiastici straordinari del 3 feb– braio 1902 (vedi p. · 144), che facevano un obbligo preciso di "astenersi del tutto dal partecipare a qualsivoglia azione politica, che nelle presenti_ circostanze, per ragioni di ordine altissimo, è interdetta ad ogni cattolico." Factotum del Vaticano nei primi anni di Pio X fu il cardinale Vives y Tuto, spagnolo, teologo, frate cappuccino, magna pars dell'Inquisizione,· temporalista intransigente e testardo come un mulo. Mons. Della Chiesa - il futuro Benedetto XV -, che col suo spirito caustico non risparmiava nessuno, lo chiamava "Vives fa Tutto," e diceva che la sua testa era co– struita in acciaio, con un solo forellino da un lato: capiva solo le cose che gli entravano da quel forellino. Un bel giorno "Vives fa Tutto" dette cosi'.manifesti segni di demenza, che bisognò relegarlo nella villa papale di Castelgandolfo, sotto la custodia di alcuni frati ospitalieri, e là mori'. pazzo nel 1913. Per consiglio, pare, di Vives y Tuto, Pio X prese come segretario di stato e promosse al rango di cardinale il non ancor quarantenne Merry del Val. Questi parlava parecchie lingue, e perciò incuteva un grande rispetto a Pio X, il quale parlava bene solo il dialetto veneto, e traduceva i suoi pensieri, meno bene, in italiano o in latino. Merry del Val non aveva un comprendonio superiore a quello dei portieri poliglotti dei grandi hotels in– ternazionali. La sua mentalità può essere definita con un fatto: egli soleva ricordare, a titolo di onore per sua madre, che questa, ambasciatrice di Spagna presso la Santa Sede, licenziò un vecchio cocchiere perché questi, incrociando un giorno in via Condotti a Roma la carrozza della regina d'Italia, aveva arrestati i cavalli in segno di rispetto. 10 Un altro consigliere di Pio X fu un veneto, il cardinal de Lai, frate anche lui, angusto di idee e reazionario all'eccesso. Pio X era quarto tra cotanto senno. Aveva la fede candida di un parroco di campagna; era di vita semplicissima, e capace di qualunque abnegazione personale; ma era ignorantissimo de omnibus rebus et de quibusdam aliis, rozzo, collerico, ec– cessivo nei giudizi, testardo e nello stesso tempo impulsivo, sotto l'influen– za dell'ultimo che riusciva a parlargli; 11 dominato come un bambino dalla consorteria di prelati che lo tenevano sequestrato dal mondo: veneti, spa– gnoli e - pessimi fra tutti - i romani. Per consiglio del suo entourage, oltre che per naturale impulso proprio, 10 Riproducendo questo capoverso e il successivo accenno al card. de Lai ne La prima di– sfatta della democrazia cristiana, Salvemini annotò: "Informazioni avute da me, negli anni in cui ci trovavamo insieme a Parigi, da Giuseppe Donati e Francesco Luigi Ferrari, democratici cristiani, che conoscevano molti retroscena vaticani. Donati era stato familiare del futuro papa Benedetto XV, quando questi era arcivescovo di Bologna. Ferrati pubblicò un libro, Le régime fasciste [italien, cit.], che è uno dei migliori che io conosca su quell'argomento. Non comprendo perché nessun editore abbia ancora pensato a pubblicarne una traduzione. Ai santi vecchi non si accendono lampade!" [N.d.C.] 11 Nel ms. de La prima disfatta della democrazia cristiana, Salvemini aggiunse: "Era so– prattutto convinto di dover instaurare omnia in Christo, e siccome il vicario di Cristo era lui, tutti dovevano obbedire i suoi ordini. (Si vedano le belle osservazioni di L. SALVATORELLI, Saggi di storia e politica religiosa, Città di Castello, Lapi, 1914, pp. 101-8.) Il papa, sotto il suo pon– tificato, diventò infallibile non solo quando parlava ex-cathedra - il che non gli capitava mai - ma ogni volta che parlava. Pio X dette forma definitiva alla 'papolatria,' che finora, specialmente fuori d'Italia, era rimasta allo stato latente." [N.d.C.] 158 BibliotecaGino Biancò

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