Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl italiano e protestano contro la 'oppressione' dell'Italia. Ma quando si presenta un'occa– sione di promuovere gli interessi della Chiesa, magari accordandosi sottobanco col governo italiano, sono pronti ad afferrarla, purché non se ne parli. Forse ora Lei potrà capire perché sia stata posta la condizione, che non vi siano mutamenti nelle relazioni ufficiali tra il Vaticano e l'Italia, anche in caso di nomina dei cappellani." Ward non ebbe alcun dubbio sulla sincerità di Sonnino, ma lo credé vittima di allucinazioni. 4 Se si fosse convinto che Canevaro non mentiva e che Sonnino non era allucinato, il cattolico inglese avrebbe concluso che la Santa Sede, quando protestava contro il governo usurpatore, faceva una commedia. Ma avrebbe avuto torto anche in questa conclusione. Come i due uomini poli– tici italiani dicevano il vero, cosf il Vaticano non faceva nessuna commedia. Una "combinazione" non è una commedia, come un compromise non è una immoralità. La combinazione è quella specie di compromise, che lascia intatte, inviolabili e inconciliabili le dottrine astratte avversarie, ma permette agli avversari concreti di vivere l'uno accanto all'altro senza cavarsi gli occhi. Leone XIII vietò ai cattolici di partecipare alle elezioni politiche, sia come elettori sia come candidati. Ma, a somiglianza di Pio IX, li inco– raggiò a intervenire nelle elezioni municipali, sia come partito autonomo, sia in alleanza con le frazioni piu conservatrici dei gruppi nazionali. Quando una di queste coalizioni municipali era coronata dalla vittoria, i cattolici conquistavano una influenza piu o meno grande nell'amministrazione della città, ma ne erano alla lor volta conquistati. I sindaci eletti coi loro voti - non di rado essi stessi cattolici praticanti e militanti - dovevano pre– stare giuramento di fedeltà a quello stesso re, del quale, nel giorno delle elezioni, non riconoscevano la legittimità. Caratteristico è il caso di Venezia. Leone XIII nel 1891 nominò patriarca di Venezia mons. Giuseppe Sarto, vescovo di Mantova, il futuro Pio X. Come vescovo di Mantova, Sarto aveva combattuto ardentemente i cattolici nazionali, che inquinavano il clero di quella diocesi. 5 Il giornale La riscossa, che si pubblicava a Breganze nel Veneto, un volgare e violento libello di propaganda temporalistica e austriacante, era apertamente protetto da lui, e fino al giorno in cui fu soppresso dal comando supremo dell'e– sercito italiano durante la guerra europea, pubblicò in permanenza nella sua manchette una lettera del vescovo di Mantova, mons. Sarto, che si diceva disposto finanche "a disfarsi della croce pettorale e dell'anello episcopale" per mantenerlo in vita. 6 Quando Leone XIII lo nominò patriarca di Venezia, il governo italiano rivendicò a se stesso, come erede dell'impero austriaco, il quale a sua volta lo aveva ereditato dalla repubblica di Venezia, il diritto di designare il titolare al patriarcato di Venezia, e negò l'exequatur. 1 La questione si trascinò per quasi quattro anni, finché fu risolta nel settembre 4 H. W. STEED, Through thirty years, London, 1926, vol. I, pp. 133-36. s L. DAELLI, Pie X, notes biographiques, Tours, Marne, 1906, p. 104; R. BAZIN, Pie X, Pa– ris, Flammarion, 1928, pp. 71-84. 148 6 L. DAELLI, Pie X, cit., p. 202. 1 Ibid., p. 131. BibliotecaGino Bianco

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