Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e èhiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl nel 1923 perché una lotta senza quartiere fra il Vaticano e il governo italiano era impossibile: Anche nel periodo delle piu veementi e solenni proteste della Santa Sede contro il fatto compiuto del 1870, il "dissidio" non era cosf profondo come il mondo catto– lico comunemente se lo rappresentava. Esso tollerava tregue e tem,peramenti molteplici. La consanguineità etnica, la comunione topografica, i vari legami di vicinanza, di cugi– nato e di amicizia fra i due mondi, che a Roma ancor oggi [1923] si chiamano il "nero" e il "bianco," ne avevano mantenuta, se non legittimata, l'abitudine. Vi era posto, in ogni caso, per i buoni uffici d~ quegli intermediari che, specialmente in Italia, hanno la passione e l'arte di aggiustare le c;ose. Poco a poco, l'idea di un "ravvicjna– mento" si faceva strada nell'opinione media e ponderata, e non era respinta che dagli intransigenti di destra o di estrema sinistra. Ma l'Italia non è il paese dell'intransi– genza, la quale non dura a lungo, quando vi nasce. Qualunque fosse la rigidità dei princfpi, che ufficialmente opponevano il Potere pontificio al Potere regio, l'individuo, le famiglie, la società, che avevano a che fare con l'uno e con l'altro, lavoravano il me– glio che potevano a mitigarli. 2 Siccome talvolta un aneddoto definisce una situazione meglio delle piu diffuse spiegazioni, cosf mi sia consentito di ricordarne uno. C'era a Roma, nei primi anni di Leone XIII, un padre Orsenigo dei Fatebenefra– telli dell'ospedale di San Bartolomeo dell'Isola Tiberina, cavadenti abilissimo. Era specializzato nell'estrazione rapida e senza dolore delle radici molari piu ostinate. L'estrazione di una di queste dalla mascella di Leone XIII, che ne era afflitto da molti anni e che si era rivolto invano ai piu celebri dentisti della città eterna, gli dette una celebrità di uomo quasi miracoloso in materia. La disgrazia della radice molare guasta e ribelle capitò subito dopo anche a Umberto I. Dopo inutili prove dei dentisti reali, padre Orsenigo venne invi– tato al Quirinale per tentarne l'estrazione. Il frate si recò in Vaticano per domandare se gli era permesso o no di andare nel palazzo apostolico del Quirinale a cavare il dente all'" usurpatore." Leone XIII non fece difficoltà. Il frate andò e l'operazione riusd brillantemente. Dopo il nuovo trionfo, padre Orsenigo mostrava ai suoi visitatori lo strumento miracoloso, che aveva lavorato tanto nella cavità orale del papa che in quella del re, e concludeva: "Ecco la passerella fra i due poteri ... La chiave di Garengeot ha riunito per un istante ciò che la legge delle guarentigie ha diviso. 113 Scetticismo? No, buon senso: delizioso buon senso di un popolo, su cui non sono passati invano tremila anni di civiltà. Un giornalista inglese di grande acume, Henry Wickham Steed, che fu corrispondente del Times da Roma negli ultimi anni di ~one XIII, rac– conta che nel dicembre 1898 un eminente cattolico inglese, Wilfrid Ward, che aveva sposato una nipote del duca di Norfolk, piovve a Roma avendo nelle tasche un progetto per risolvere la questione romana. Steed lo accompa- 2 C. LorsEAu, Politique romaine et sentiment français, Paris, Grasset, 1923, pp. 146-47. Chi vuole farsi un'idea delle piccole "combinazioni" giornaliere che la coabitazione italo-vaticana ren– deva necessarie, veda le memorie del funzionario della polizia italiana, che per piu di 30 anni ebbe l'ufficio di assicurare l'ordine nel Trastevere: G. MANFRONI, Sulle soglie del Vaticano, Bolo– gna, Zanichelli, 1920, 2 voli. 3 H. MEREu, L'Italie contemporaine, Paris, Dentu, 1888, p. 52. 146 BibliotecaGino Bianco

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