Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Capitolo ottavo Pacein tempo dì guerra S'intende che anch~ sotto Leone XIII le "combinazioni" si moltipli– carono e prosperarono: Se non c'è la lotta non possonq formarsi le combi– nazioni, e se le combinazioni non intervengono ad attenuare la lotta, questa non potrebbe perpetuarsi. Un cattolico francese, ottimo conoscitore della vita romana, ha spiegato 1 Rielaborando queste pagine per il saggio su La questione romana, Pio XI e Mussolini, Salvemini aggiunse: "Si moltiplicarono in ragione geometrica, via via che passavano gli anni. Il papa si opponeva come 'un sovrano geloso' ai rapporti di buona vicinanza fra il mondo nero e il mondo bianco. Ma come perpetuare 'una separazione impermeabile fra i due mondi'? (E. RENARD, Le cardinal Mathieu, 1839-1908, Pafis, De Gigord, 1925, pp. 347, 357). Erano passati appena dieci anni dalla morte di Pio IX, e il fenomeno della interpenetrazione fra i due mondi diventava cos{ vasto che anche i meno disposti a vederlo erano costretti a riconoscerlo. Nel 1887 un francese, che venti anni prima aveva combattuto sotto le bandiere pontificie come zuavo, visitando Roma osservava che 'parecchi giovani di famiglie devote alla Santa Sede prestano servizio nell'esercito italiano; una parte dei Romani, per stanchezza o per abitudine, hanno accettato, in maniera ancora piu evidente, il nuovo ordine di cose.' Ma cercava di convincere i suoi lettori che questi fatti non dovevano far credere che la nobiltà romana avesse dimenticato i suoi antichi sentimenti: 'La nostra logica assoluta e spietata non ha corso a Roma, dove le opinioni consentono tempera– menti spesso elastici, deviazioni per noi sconcertanti tra i principi e le azioni. Per esempio, ho sentito raccontare ieri che i figli del principe Colonna, convertiti alla causa monarchica, avevano approvato, anzi avevano consigliato la devota partecipazione del padre, al fianco del Sovrano Pon– tefice, alle celebrazioni del Giubileo. Un altro neo-monarchico, il principe Doria-Pamphili, alla vigilia di pavesare il suo palazzo per l'anniversario della morte di Vittorio Emanuele, offd un magnifico regalo a Leone XIII.' (L. DE LA BRIÈRE, À Rome: lettres d'un zouave pontificai: dé– cembre 1887 • ianvier 1888, Paris, Gervais, 1888, p. 245.) 'In una famiglia - scriveva lo stesso anno un altro cattolico francese - il primogenito è guardia nobile del Santo Padre, il cadetto ciambellano di Corte; il primo lavorerà alla cancelleria dei Palazzi Apostolici, il secondo nei mi– nisteri. In Francia, con un simile miscuglio, la vita familiare sarebbe impossibile.' (F. GRIMALDI, Rome après 1870, Rome, Cuggiani, 1887, p. 264.) Un altro cattolico francese era colpito anche lui nel 1894 da questo fenomeno difficilmente intelligibile per i suoi connazionali: 'Vi sono famiglie, che hanno un figlio al servizio del Re, un altro al servizio della Chiesa. Il che, mi vien fatto rilevare, non impedisce loro di sedere alla stessa tavola, e di aiutarsi a vicenda quando possono. Si prenda, per esempio, la famiglia Baccelli, che è attualmente composta di tre fratelli: il primo è ufficiale di marina, il secondo è prelato della Propaganda Fide, il terzo è addirittura ministro della Pubblica Istruzione. Si dice che vadano perfettamente d'accordo tutti e tre.' (H. JOLY, La Rome d'auiourd'hui, Paris, Dentu, 1894, p. 70.) "Quanto al popolo di Roma, esso si adattò ben presto alla nuova condizione di cose, con– tento di avere non una, ma due capitali: quella del mondo cattolico e quella del regno d'Italia. 'Vi sono attualmente due Rome e due Italie? - domandava nel 1894 lo scrittore or ora citato -. Una Italia e una Roma pontificie, una Italia e una Roma monarchiche e nazionali? La separazione è ostilità? Questa ostilità è irriducibile? Reca essa un grave pregiudizio al paese? Bisogna essere stati a Roma per capire quanto sia complesso questo problema, e quanto gli italiani siano lontani dal volerlo risolvere con la logica dei francesi [ ... ]. In nessun luogo, a Roma, si nota ostilità apparente contro il Papa e contro la Chiesa. Quando San Pietro o il Vaticano sono affollati, i carabinieri reali si adoperano, con cortese bonarietà, a ordinare le file fino ai piedi degli scalini, e .consegnano, per cos{ dire, i visitatori nelle mani delle guardie pontificie [ ... ]. Né le ostilità né i contrasti sono quali noi troppo facilmente li immaginiamo.' (Ibid., pp. 43, 59, 62-63.)" [N.d.C.] 145 13 BibliotecaGino Bianco

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