Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl pretesto della religione, e a servizio degli industriali e de' proprietari, il magnifico sforzo del quarto stato. 10 Le classi ricche e specialmente i proprietari di terre, che vedevano i loro contadini pervertiti dalla propaganda democratica cristiana, erano sp4- ventati ed esasperati da siffatta nuova diavoleria. Una religione che non ser– viva piu a tener tranquillo il popolo, non era piu "la loro religione." I vescovi, quasi tutti personaggi annosi, educati nelle idee del buon tempo antico, non sapevano come tenere a freno quella gioventu, che parlava .un linguaggio per essi spaventoso. I lamenti arrivarono fino al papa. Il cardinale segretario di stato, Rampolla, che favoriva i democratici cristiani, diceva, una sera del 1900, al loro leader: "Qui piovono ogni giorno i ricorsi dei vescovi contro di voi; ma voi andate innanzi, con prudenza; noi vi appoggeremo. "u Infervorati da questi clandestini incoraggiamenti, i leaders del movi– mento democratico-cristiano, nel settembre 1900, deliberarono di fondare un vero e proprio partito politico sotto il nome di "Democrazia cristiana italiana," e nel novembre del 1900 annunziarono la fondazione di un gior– nale settimanale, Il domani. A questo punto intervenne il papa in persona: vietò la costituzione del partito, e il 18 gennaio 1901 pubblicò l'enciclica Graves de communi. In questo documento egli spiegava ai democratici cristiani che essi erano caduti in un grande equivoco. La democrazia cristiana poteva essere intesa in due modi differenti. La democrazia cristiana in "senso politico," cioè quella che predicava il governo popolare essere preferibile ad ogni altra forma di governo, era illecita: "L'intendimento e l'azione dei cattolici che mirano a promuovere il bene dei proletari non deve punto proporsi di preferire e preparare con ciò una forma di governo invece di un'altra. 1112 (Nes– sun papa, per quanto io so, ha mai condannato quella dottrina, secondo cui i cattolici dovrebbero tendere a preferire il governo dispotico od oligarchico al governo popolare.) La sola democrazia cristiana lecita, "smesso ogni senso politico, non deve significare se non una benefica azione cristiana a favore del popolo. " 13 Per quest'azione, Leone XIII ,invocava "la benevola cooperazione di co– loro che per nascita, per censo, per ingegno e per educazione godono di maggiore autorità fra i cittadini." Finalmente ordinò che tutte le forme di "azione cristiana popolare" si sottomettessero in ciascuna diocesi al con– trollo dei vescovi, assistiti dall"' Opera dei congressi e comitati cattolici." La presidenza centrale dell'Opera era tenuta da barbassori solenni, che non avevano nessuna simpatia per nessuna democrazia, cristiana o non cristiana 10 R. MURRI, Dalla democrazia cristiana al partito popolare italiano, Firenze, Battistelli, 1920, pp. 80-81. 11 Ibid., p. 72. 12 Le encicliche sociali dei papi, cit., pp. 172 sgg. [N.d.C.] 13 Questa definizione della democrazia cristiana coincideva perfettamente con quella che ne davano i cattolici conservatori per svuotarla d'ogni significato: "Azione cattolica diretta piu parti– colarmente a sovvenire ai bisogni religiosi ed economici del popolo": E. VERCE'SI, Il movimento catt_olico in Italia, cit., p. 88. 142 BibliotecaGino Bianco

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