Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl I cattolici nazionali cercavano di indurre il papa ad abbandonare la sua tattica di negazione sistematica. Chi si ritira dal mondo - essi ripete– vano - avvezza il mondo a far a meno di lui; e quando l'abitudine si è formata, è difficile farla abbandonare. La restaurazione della sovranità ter– ritoriale della Chiesa era divenuta impossibile; e se anche fosse stata possi– bile, avrebbe arrecato al pontefice infinite molestie e nessun vantaggio realé. Con quali mezzi avrebbe potuto il papa governare la popolazione laica di un territorio piu o meno esteso? Come capo infallibile della Chiesa catto– lica, egli non poteva accettare nessun limite alla sua autorità religiosa; ma, come sovrano politico di una popolazione laica, avrebbe dovuto riconoscere ai sudditi quei diritti politici a cui, nella società moderna, nessun individuo che si rispetta potrebbe mai rinunciare se non costrettovi dalla forza. E se avesse dovuto usare la forza per costringere i sudditi all'ubbidienza, quale sarebbe stata la situazione morale del papa nel mondo? La legge delle gua– rentigie, certamente, non poteva essere accettata dal papa, né per il con– tenuto né per la forma; ma poteva essere riveduta e corretta, per l'uno e per l'altra, non appena il Vaticano da un lato e il governo italiano dall'altro avessero abbandonata la tattica dell'intransigenza cieca. Il Vaticano, con– dannando l'unità politica del paese, spingeva verso l'anticlericalismo molti italiani, che sarebbero invece stati larghi di rispetto al clero, non appena avessero cessato di vedere nel clero una forza pericolosa per l'unità nazionale. I clericali intransigenti, deviati dal miraggio di una restaurazione impossi– bile, danneggiavano gli interessi reali della Chiesa. Finché visse Leone XIII, gli sforzi dei cattolici nazionali rimasero va– ni. Nel 1889 il vescovo di Cremona, mons. Bonomelli, pubblicò un opuscolo auspicante la conciliazione: e fu condannato. 10 Un nuovo tentativo di "paci– ficazione" fatto nel 1894 - sul quale, del resto, siamo assai male infor– mati - ebbe anch'esso esito infelice." L'insuccesso inasprf i rapporti già difficili: per protesta contro l'intransigenza del papa, Crispi fece approvare una legge, che dichiarava festa nazionale la giornata del 20 settembre. 12 La prima cerimonia ufficiale dette luogo a rumorose manifestazioni massoniche in Roma e in altre città d'Italia. Ma, nell'insieme, questa mobilitazione di forze massoniche riusd assai povera cosa, perché non solo i cattolici, ma anche i nazionali conservatori e i socialisti si rifiutarono di parteciparvi. 13 Gli anni in cui Crispi fu primo ministro sono il solo periodo in cui si possa fondatamente affermare che la massoneria abbia avuto una qualche influenza nella politica ecclesiastica del governo italiano. 14 Fu sotto Leone XIII che la dottrina della connessione necessaria fra indipendenza spirituale e sovranità territoriale fu sistematicamente elaborata nei trattati ad uso delle scuole ecclesiastiche. Chi ha la pazienza di leggere 10 G. ASTORI L'opuscolo di mons. Bonomelli, in "Vita e pensiero," aprile 1929. 11 G. E. CuÙTOLO, La questione romana da Cavour a Mussolini, Roma, Libreria del Litto- rio, 1928, pp. 119 sgg. 12 Legge 9 luglio 1895. [N.d.C.] 136 13 F. OLGIATI, La questione romana e la sua soluzione, cit., pp. 95 sgg. 14 A. DELLA TORRE, Il cristianesimo in Italia, cit., pp. 311-16. BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=