Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Capitolo sesto Stato e Chiesa sotto Leone XIII Nel febbraio 1878 Pio IX morf. Il suo successore, Leone XIII, aveva adottato in pieno, fin da. quando era arcivescovo di Perugia, in una lette– ra. pastorale del 1860, la dottrina della "connessione strettissima che passa fra il temporale dominio e il primato spirituale. " 1 Eletto papa, si astenne dal comparire dalla loggia esterna di San Pietro a benedire la folla che, se– condo una secolare consuetudine, aspettava nella piazza: con questo muta– mento di cerimoniale, egli volle mettere in rilievo lo stato di ostilità fra il "papa prigioniero" e il governo italiano "usurpatore." Nella prima. allocu– zione concistoriale (28 marzo 1878) e nella prima enciclica (21 aprile 1878), rinnovò solennemente le proteste del suo predecessore, e continuò a ripeterle metodicamente ogni volta che se ne presentava l'opportunità. I governanti italiani, che avevano fatto l'abitudine alle escandescenze di Pio IX, non si lasciarono irritare dalle proteste di Leone XIII, tanto piu che queste avevano una forma meno violenta che quelle di Pio IX, e in esse assai spesso alle proteste si associavano inviti alla pace. Nel primo de– cennio del nuovo pontificato, le misure anticlericali furono assai scarse. La sola veramente notevole fu, nel 1880, l'esclusione del catechismo dai pro– grammi delle scuole che preparavano i maestri (" scuole normali"). Siccome è facile credere quel che si desidera, molti cattolici naziona– li e nazionali conservatori credettero che, sotto il nuovo pontefice, fosse possibile una conciliazione fra il Vaticano e l'Italia. Per dieci anni si mol– tiplicarono le speculazioni sul modo di arrivare a questo risultato. 2 In realtà Leone XIII non concepiva una conciliazione se non a patto che il gover– no italiano restituisse la sovranità pontificia almeno sulla città di Roma. Coi suoi generici inviti alla pace, egli allontanava da sé l'accusa d'intran– sigenza, e la riversava sull'altra parte. Alimentando l'illusione che un com– promesso fosse possibile, teneva viva la discussione sulla questione romana, e cosf impediva che fosse dimenticata. Frattanto manovrava diplomatica– mente per tener vivo nelle cancellerie l'interesse per la questione. 3 E nel 134 1 F. OLGIATI, La questione romana e la sua soluzione, cit., pp. 66-70. 2 A. DELLA TORRE, Il cristianesimo in Italia, cit., pp. 257 sgg. 3 F. SALATA, Per la storia diplomatica della questione romana, Milano, Treves, 1929. BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=