Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl Quand'ecco, in una circolare alle potenze, 18 ottobre 1870, il gover– no italiano annunziò che considerava la questione romana come ormai ri– solta. Pio IX reag1, il 1 novembre 1870, fulminando la scomunica contro gli usurpatori di Roma. Di tutte le scomuniche lanciate da Pio IX - e il cielo sa se non ne pronunciò contro tutto il mondo nella sua lunga carriera - questa, in coscienza, mi è sempre apparsa la piu meritata. Nonostante questa scomunica, il Vaticano continuò sempre a non vo– ler "spingere le difficoltà all'estremo." I cattolici erano sconsigliati dal par– tecipare alle elezioni politiche come eletti o come elettori. Ma lo stesso Pio IX, nel 1872, incitò i cattolici di Roma a votare nelle elezioni munici– pali per i nazionali conservatori contro i democratici anticlericali, 9 sebbe– ne i leaders del partito nazionale conservatore fossero stati tutti scomunica– ti due anni prima per via della "usurpazione" di Roma: cos1 evitavano un maggior male, cioè la vittoria nelle elezioni municipali romane dei partiti anticlericali. Quante volte sia stato esplicitamente o implicitamente scomunicato il re Vittorio Emanuele II da Pio IX, io non saprei numerare. Questo non imped1 a Pio IX di mandare al re morente, nel gennaio 1878, una speciale assoluzione. 10 Insomma, la lotta fra Stato e Chiesa, in Italia, fu talvolta seria, ma non fu mai tragica. Nessuno cedeva mai sui prindpi astratti: la subor– dinazione dello Stato alla Chiesa, secondo il Vaticano; la separazione dello Stato dalla Chiesa, secondo il governo. Ma evitato cos1 quello che per gli italiani era il male maggiore - cioè la rinunzia alle formule teologiche e giuridiche -, ciascuno era sempre disposto ad accettare un male minore. Non si può guerreggiare per mezzo secolo di seguito senza prendere mai fiato. Bisogna ben trovare qualche modus vivendi, quando si è obbligati di coabitare l'uno accanto all'altro, giorno per giorno. fuori commercio tirata ad un piccolo numero di esemplari. I documenti piu importanti si tro– vano riprodotti in un articolo di F. CARRY, Le Vatican et le Quirinal 1 cit., pp. 781-94. I fatti sono ammessi anche dallo storico cattolico F. MOURRET, Histoire genérale de l'Eglise, Paris, Bloud et Gay, 1928, voi. III, pp. 580-81. 9 E. SoDERINI, Les élections municipales de Rome, nel "Correspondant" del 10 luglio 1888. io Nel ms. de La questione romana, Pio XI e Mussolini, Salvemini aggiunse: "Uno scrit– tore cattolico assai bene informato ci fa sapere che 'Pio IX aveva simpatia per Vittorio Ema– nuele Il. Il Pontefice compativa la naturalezza di questo italiano, sensuale e devoto, che invocava tre volte al giorno sant'Andrea d'Avellino, ma non trascurava la dea piu famosa dell'antichità. Il re firmava le leggi di espulsione dei gesuiti, di soppressione degli ordini religiosi, di con– fisca dei beni ecclesiastici, di servizio militare obbligatorio per i chierici, e il Papa lo bia– simava pubblicamente; ma poi Vittorio Emanuele gli scriveva lettere supplichevoli, si diceva costretto, pronunciava il mea culpa, e prometteva di attenuare gli effetti di tali misure. Pio IX lo chiamava il battipetto.' (L. TEXTE, Léon XIII et le Vatican, Paris, Forestier, 1880, p. 157). Nel 1869 Vittorio Emanuele si ammalò gravemente. Sul punto di fare il salto nell'al di là, ebbe paura di quel che gli sarebbe successo se gli fosse rimasta legata al piede la palla di tante sco– muniche: si penti di tutti i suoi peccati, sposò col rito religioso la 'bella Rosina,' promise di restituire alla Chiesa tutto ciò che le aveva tolto, e cosi ottenne l'assoluzione. Ma non mori; e ristabilitosi in salute, si dimenticò tutte le promesse (G. S. PELCZAR, Pio IX e il suo pontifi– cato, cit., voi. Il, p. 461). I suoi pentimenti in articulo mortis giovarono alla 'bella Rosina,' ma non portarono nessun vantaggio alla Chiesa. Nel gennaio 1878 si ammalò di nuovo, e questa fu la volta buona. Pio IX non solamente gli mandò una 'assoluzione speciale,' ma consenti che il suo funerale avesse luogo in forma religiosa, purché 'non assumesse la forma di funerale regio' e non fosse celebrato in nessuna delle basiliche maggiori di Roma (Ibid., voi. III, pp. 387-89; K. O'CLERY, The Making of Italy, London, Kegan, 1892, p. 544). Non risulta che queste limita– zioni procedurali abbiano ritardato in alcun modo il passaggio del monarca estinto dal purgatorio al paradiso." [N.d.C.] · 132 BibliotecaGinoBianco

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