Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chic:sa in Italia da Pio IX a Pio Xl settembre"). Scoraggiato dall'insuccesso della politica di resistenza in Ita– lia e dall'abbandono di Napoleone III, Pio IX sui primi del 1865 scrisse personalmente una lettera al re Vittorio Emanuele, sollecitandolo ad una so– luzione amichevole del problema. E pensare che il re era scomunicato, e che come tale il papa non avrebbe mai dovuto avere con lui nessun rappor– to personale! Cominciò cosi una lunga serie di trattative, che si trascinò per tre anni. Un uomo di nobilissimo carattere e di eroica carità, don Bo– sco, aiutò a trovare una "combinazione": nel 1867 fu convenuto che il governo non avrebbe preteso dal nuovo vescovo la presentazione della bolla di nomina, ma si sarebbe contentato del semplice annunzio al pubblico fat– to con l'affissione della bolla stessa nella sacrestia della chiesa cattedrale. La questione si riaccese nel 1871, e durò ancora tre anni. Anche questa volta don Bosco fu chiamato in aiuto dal papa. Sulla fine del 1873 la nuo– va controversia fu conciliata mediante una nuova "combinazione": il nuo– vo vescovo avrebbe dato comunicazione della sua nomina al procuratore generale della provincia mediante una lettera personale, e questa lettera sa– rebbe bastata perché entrasse nel godimento delle temporalità. 5 Don Bosco poneva sempre come condizione ai suoi interventi che non si discutesse di "politica," e si badasse solo a trovare una via pratica perché i fedeli non . . rimanessero senza vescov1. Questa "combinazione" lasciava il papa pienamente libero nella no– mina del vescovo, e lasciava il governo pienamente libero di negare l' exe– quatur e le temporalità. Quando si dava questo secondo caso, la Santa Sede protestava piu o meno rumorosamente, ma non vietava al vescovo in– teressato di negoziare ufficiosamente col governo per indurlo a piu miti con– sigli. Talvolta era la stessa Santa Sede che faceva le trattative, beninteso non ufficiali, per mezzo di intermediari clandestini. Con un po' di pazienza, prima o poi l'exequatur finiva, quasi sempre, per arrivare. Altro esempio. Nel 1855 gli ordini "contemplativi" furono privati della personalità giuridica in Piemonte, e nel 1866 questa misura fu estesa in Italia a tutte le congregazioni religiose. Ma non fu mai vietato ai cit– tadini né di iscriversi ad ordini religiosi, né di vivere sotto la stessa regola in case comuni. Agli ordini religiosi era solo vietato di possedere in proprio, e in conseguenza tutte le proprietà furono confiscate. La Santa Sede natu– ralmente condannò anche questa "sacrilega spogliazione." Ma non vietò che i capi di alcune congregazioni trattassero ufficiosamente col governo "spo– gliatore" per salvare qualcosa; e salvarono parecchie chiese e conventi, spe– cialmente quando il governo poté spiegare siffatte concessioni colla circo– stanza che si trattava di edifici aventi uno speciale valore artistico o sto– rico. Tutte le congregazioni, poi, scoprirono ben presto il modo di elude– re la legge di soppressione: i beni, che esse acquistarono dopo aver per- 5 G. S. PELCZi\R, Pio IX e il suo pontificato, trad. it., Torino, Berruti, 1904-1909, vol. III, p. 25; R. DE CESARE, Roma e lo Stato del papa dal ritorno di Pio IX al 20 settembre, Roma, Forzani, 1907, vol. II, pp. 279, 283; G. B. LEMOYNE, Vita del venerabile don Giovanni Bosco, Torino, Libreria editrice internazionale, 1913-14, 2 voll. 130 BibliotecaGino Bianco

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