Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl riori alla loro volontà: per esempio nel 1866 confiscarono i beni del cle– ro non per odio anticlericale, ma perché avevano bisogno di danaro per la guerra contro l'Austria; e nel settembre del 1870 improvvisarono la occu– pazione di Roma, perché non potevano piu farne a meno dopo la caduta del Secondo Impero in Francia. Quando avveniva un assalto di questo ge– nere, i clericali intransigenti avevano buon gioco in Vaticano per accusare i nazionali conservatori di malafede e i cattolici liberali di ingenuità o peg– gio; e i radicali anticlericali approfittavano della nuova crisi per esasperare la loro propaganda anticattolica. Ma i clericali non avevano nessuna forza materiale per impedire le iniziative del governo "usurpatore"; e i radicali non riuscivano mai a sollevare un intenso movimento anticattolico in un paese, in cui la grande massa del popolo rifiutava di lasciarsi trascinare dal loro rumore. Data questa impossibilità di arrivare ad una soluzione decisiva, né nel senso del ritorno all'antico, né nel senso della distruzione della fede catto– lica, la lotta, dopo un certo tempo, si rivelava senza nessun obbiettivo pra– tico. Ne nasceva la stanchezza. Allora si trovava sempre qualcuno che esco– gitava una "combinazione," come un espediente transitorio da tollerarsi in attesa di una soluzione definitiva. Trovata la "combinazione," la pugna aveva termine per mancanza di combattenti. Ben presto il rumore di una nuova battaglia sopravveniva a far dimenticare quella che era appena finita. Un'altra "combinazione" si aggiungeva alla lista degli espedienti transito– ri. Nessuno si provava a toccare questi espedienti per sostituirli con soluzio– ni piu logiche, perché questa ricerca avrebbe riaccese tutte le questioni di principio. A poco a poco, il transitorio diventava permanente; e dopo es– ser diventato permanente, diventava definitivo. Le "combinazioni" furono continue. 2 Per esempio, nel settembre e ot– tobre 1860 l'esercito italiano, che aveva l'anno prima occupato la parte piu settentrionale dello Stato della Chiesa, occupò anche la parte centra– le. Pio IX aveva già, il 26 marzo 1860, scomunicato i responsabili della colpevole usurpazione, includendo nella scomunica non solo il re, i mini– stri, i deputati, i senatori, ecc., ma anche chiunque avesse, anche fuori d'Italia, concorso "con l'opera o la volontà" al formarsi del nuovo regime. All'appressarsi della nuova tempesta, egli lanciò nuove invettive contro "le armi parricide di un figlio degenerato." Ma le truppe italiane continua– rono la loro strada, e ruppero la resistenza dell'esercito pontificio a Castel– fidardo, nelle vicinanze della santa casa di Loreto, il 18 settembre 1860. Il 21 settembre, i tre generali che comandavano le truppe italiane senti– rono la necessità di andare a visitare il santuario di Loreto. Il vescovo e il clero della basilica avrebbero dovuto respingerli come scomunicati. I soldati del papa, caduti tre giorni prima, erano ancora insepolti. Invece i tre ge- 2 Rielaborando queste pagine per il saggio su La questione romana, Pio XI e Mussolini, Salvemini aggiunse: "Chi facesse una raccolta sistematica delle 'combinazioni' fra il Vaticano e gli 'usurpatori,' metterebbe insieme un libro assai istruttivo per i diplomatici di carriera, ed assai divertente per chi ama essere spettatore della commedia umana." [N.d.C.] 128 BibliotecaGino Bianco

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