Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Le "combinazioni" fra Stato e Chiesa In quella parte del clero e del laicato italiano, che formavano il cat– tolicismo militante, vi erano i cattolici intransigenti ("clericali"), che di– fendevano con ostinazione fanatica i piu assurdi brandelli del passato, e i "cattolici nazionali, " 1 che ritenevano possibile un modus vivendi col nuo– vo regime. Quella parte del laicato, che formava il movimento nazionale e che rifiutava il controllo del clero, si divideva in tre correnti fondamentali: 1) i conservatori (la cosiddetta "Destra"), che desideravano arrivare a un modus vivendi colla Chiesa, ed erano disposti a conchiudere un concordato che garantisse in misura anche larga la "libertà della Chiesa," ma esigeva– no che il papa rinunziasse al dominio temporale; 2) i democratici (la cò– siddetta "Sinistra"), che non solo non transigevano sulla questione del po– tere temporale della Chiesa, ma volevano la separazione totale fra lo Stato e la Chiesa, non erano disposti a negoziare nessun concordato, e non sentiva– no la necessità di nessun modus vivendi; 3) i radicali (la cosiddetta "Estre– ma Sinistra," formata di radicali propriamente detti, di repubblicani e di so– cialisti), che vedevano nel clero cattolico un nemico da distruggere, e nel– la religione cattolica una superstizione da sradicare dall'Italia. Nel Vaticano si contendevano il campo clericali intransigenti e cat– tolici nazionali; nel Parlamento italiano si battevano conservatori, demo– cratici e radicali. Si aggiungano le pressioni che i cattolici stranieri, spe– cialmente i francesi, esercitavano sul Vaticano e gli avvenimenti politici e religiosi degli altri paesi: lotte fra clericali e anticlericali in Francia; rapporti, prima amichevoli e poi ostili, fra governo e Centro cattolico in Germa– nia; attriti fra liberali e clericali in Austria e in Ungheria, per non parlare che dei paesi in piu stretto contatto con l'Italia. Questi avvenimenti este– ri producevano continui contraccolpi sui rapporti fra i partiti religiosi in Ita– lia. Era un incrociarsi continuo di influenze contraddittorie e mutevoli, che a volte incoraggiavano il Vaticano alla resistenza, a volte gli consiglia– vano la rassegnazione; a volte paralizzavano il governo italiano, a volte gli davano ardire per osare. Quando prevalevano nel Vaticano i clericali intransigenti, i nazionali conservatori erano spinti verso l'anticlericalismo dai democratici, e nel fu– rore della rappresaglia adottavano anche provvedimenti voluti dai radicali. Quando prevalevano in Vaticano i cattolici nazionali, i nazionali conserva– tori si rabbonivano e ritornavano ad esplorare le possibili vie per un modus vivendi; i democratici diventavano meno _aggressivi, e gli anticlericali in– transigenti rimanevano isolati. Spesso i nazionali conservatori erano spinti al di là della linea, su cui avrebbero preferito arrestarsi, da necessità supe- 1 I cattolici nazionali erano chiamati anche cattolici liberali. Ma io evito di dar loro questa denominazione perché essa farebbe nascere, soprattutto nei lettori francesi, inglesi e americani, una confusione fra questo gruppo di cattolici italiani e quegli altti cattolici "liberali" che, fuori d'Italia, seguivano le idee di Montalembert, Manning, lreland. I cattolici nazionali italiani non erano democratici. Nelle questioni sociali erano anzi rigidamente conservatori; ed era appunto per rendere possibile in Italia una politica di piu tenace conservazione sociale, che propugnavano l'alleanza fra i cattolici e i gruppi nazionali conservatori contro i gruppi democratici e radicali. (A. DELLA TORRE, Il cristianesimo in Italia, cit., p. 274). 127 1blloteca Gino Bianco

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