Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

La religione del popolo italiano ( Il numero delle opere di carità che vivono in Italia, oltre alle istitu– zioni ·legalmente riconosciute, ai sussidi liberi e quotidiani dei fedeli, è in– finito. In una sola città delle Romagne, Faenza (16.000 abitanti), vivono in tal modo un'opera per i piccoli apprendisti artigiani che mantiene 30 orfanelli, le scuole professionali gratuite dei salesiani che raccolgono piu di un centinaio di apprendisti, due asili che provvedono ai bisogni di circa 60 bambine povere, una casa che raccoglie 30 vecchie zitelle senza famiglia, un'associazione di laici che distribuisce sussidi per cure mediche, borse di studio, buoni per cucine economiche, vestiario, ecc. A queste spese biso– gna aggiungere le offerte annue dei fçdeli per i bisogni del culto, il man– tentimento degli edifici, l'arredamento delle chiese, il restauro delle opere d'arte, ecc.) ( Nello stesso comune di Faenza, il parroco di una povera frazione ru– rale (Granarolo) di 1.800 abitanti, poté spendere in 12 anni, fra il 1890 e il 1903, 172.000 lire, cioè circa 700.000 lire attuali, metà in opere di ca– rità e metà per il restauro della sua chiesa. Il beneficio della parrocchia da– va appena. da vivere alla famiglia del viceparroco. Queste elemosine veniva– no dunque da persone, che avevano fiducia in chi consideravano come un uomo di Dio. E quelli furono anni di grande miseria per le popolazioni rurali italiane. Assai spesso si vedono indifferenti e acattolici che contri– buiscono a queste opere per ammirazione verso gli uomini e le donne, che consacrano ad esse, silenziosamente, tesori di abnegazione e di bontà. ) Il fatto che sono italiani i piu fra i funzionari alti e bassi della cu– ria vaticana, non fa sf che questa sia una istituzione italiana. Il Vaticano è ancora quello che erano le corti dei sovrani assoluti prima del secolo XIX: allora un italiano poteva diventare ministro del re di Spagna; un prin– cipe di casa Savoia. generale dell'esercito austriaco; molti tedeschi alti fun– zionari della corte russa. Le origini nazionali non rappresentavano una diffi– coltà: quello che contava era la fedeltà dinastica. L'alta burocrazia mili– tare, ecclesiastica e civile degli Asburgo, col suo "patriottismo austriaco," fu, fino alla grande guerra, la penultima sopravvivenza degli antichi regi– mi. La corte pontificia è l'ultima. I papi e i cardinali italiani certamente non vuotano la loro anima della coscienza nazionale italiana: anche se vo– lessero, non potrebbero; ma assumono un'altra speciale mentalità, che nel gergo ecclesiastico cattolico si dice "spirito romano, 11 e che noi potremmo chiamare "patriottismo papale. 11 Se un conflitto nascesse fra la coscienza nazionale e il patriottismo papale, sarebbe sempre la prima a soccombere sotto qualche ingegnosa "combinazione." L'alto prelato francese, tedesco, inglese, nord-americano, sente anch'egli il patriottismo papale; ma di fron– te a questo la coscienza nazionale non è mai disposta a cedere le armi. Il non italiano vede nel Vaticano una istituzione "romana." L'italiano vede nel Vaticano una istituzione cosmopolita. ( Mentre il prelato del Vaticano è imbevuto di "spirito romano, 11 il piccolo parroco italiano è solidamente legato, nel suo spirito, alla propria parrocchia e ai propri parrocchiani. Gli uomini di stato del Risorgimento ebbero un'idea assai chiara del divario 123 Bib1ioteca Gino Bianco

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