Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e _Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl ai cattolici degli altri paesi la fede, e riservano per sé i profitti del cattoli– cismo. Io non negherò l'esistenza di questi cattolici profittatori in Italia. Il Vaticano formicola di prelati, alti e bassi, intrigranti, faziosi, tanto piu zelanti e aggressivi nella rivendicazione dei privilegi ecclesiastici, quanto meno sincera è la loro fede religiosa. Gli stranieri che vanno a Roma, e ven– gono a contatto con questa triste genfa, o con gl'intellettuali indifferenti del mondo laico, o col popolo romano fondamentalmente areligioso, con– chiudono che tutti i cattolici italiani sono per metà profittatori e per metà indifferenti. È un grande errore. I cattolici italiani non si trovano a Roma. Chi ha del popolo italiano una conoscenza non superficiale, sa che esiste, specialmente nelle donne, nelle classi rurali e, meno raramente che non si creda, anche nelle classi ric– che e nelle classi intellettuali, una Italia mistica, che produsse nel secolo XIII san Francesco d'Assisi. Il basso clero italiano presenta molto spesso degli eroi ignoti, che vivono una vita di povertà e di sacrificio, esposti in alcune regioni all'ostilità degli ambienti irreligiosi, o che vanno a morire nel– le missioni prima di avere raggiunto i quarant'anni. Questi cattolici mistici accettano il dogma senza discuterlo, ma non se ne interessano, e non amano che altri ne discuta neanche per difender– lo. Le controversie dogmatiche non servono alla salute dell'anima: quel che importa è attendere con devozione ai sacramenti, pregare la vergine e i santi perché abbiano pietà dell'umanità peccatrice e infelice, e fare le opere di carità nella misura delle proprie forze. Per la persona del papa essi hanno una vera e propria adorazione, quale è assolutamente incomprensibile ai protestanti. Questi possono farsene una qualche idea, se sono inglesi, ricor– dando il sentimento delle folle inglesi verso il loro re. Viceversa il papa, sovrano temporale, non interessa affatto l'Italia mistica. In fondo, per il cattolico italiano che sia sinceramente credente, il papa ideale è san Pie– tro, che possedeva come unico potere temporale una rete e una barca da pesca. Nessun mistico italiano avrebbe mai partecipato a una crociata per dare a Pio XI l'opportunità di comparire in piazza San Pietro, il 25 luglio 1929, in un fasto da despota orientale e da circo equestre. "Avrebbe fat– to meglio a portare il viatico a un ammalato," mi diceva uno di questi italiani mistici, che appena mezz'ora prima parlava del papa con emozione profonda, come dell'essere in cui prende forma reale e vivente il "corpo mi– stico della Chiesa." Di quel che succede in Roma, l'Italia mistica non ama sentir parlare. Pensa che "a Roma è bene non andare per non correre il pericolo di per– dere la fede." Delle questioni politiche, di regola, l'Italia mistica non si interessa. Esse hanno per la salute dell'anima meno importanza ancora che le controversie dogmatiche. L'attività di molti mistici è molteplice e mi– rabile nelle opere di carità, ma è nulla nel campo politico. Resistono al ma– le immediato, ma non risalgono dagli effetti alle cause. Sono esseri moral– mente bellissimi, ma politicamente inerti. Nei romanzi russi si trovano spesso caratteri di questo genere: per esempio Platone Karataev di Guerra e pace. 122 BibliotecaGino Bianco

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