Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

La religione del popolo italiano erano anch'esse nel 1870 politicamente inerti ovunque, abbiamo che la proporzione degli "infelici" nella popolazione cittadina diventa altissima: circa la metà. È assai probabile che Pio IX contasse tra gli "infelici" anche gli indifferenti. Il censimento del 1911 dette, su circa 35 milioni di abita11ti, 33 milioni che si dichiararono cattolici, 123 mila protestanti, 34 mila israeliti, 870 mila che affermarono di "non avere nessuna religione"; e 650 mila, i quali erano cosf indifferenti a una domanda di tal genere, che non si diedero neanche la pena di rispondere. 7 Dunque non piu del 5% della popolazione si dichiarò esplicitamente o implicitamente, estranea alla Chiesa cattolica. Da questa minoranza estranea al cattolicismo sono provenuti, nel secolo XIX e nel corrente secolo, i gruppi anticlericali militanti. Degli 870 mila italiani, che nel 1911 dichiararono di non avere nessuna religione, ben 200 mila, cioè piu di 1/5, appartenevano alle province governate una volta dal papa, le quali annoveravano appena 1/12 della intera popolazione italiana. · In quel 95% di popolazione, che compare n~lle statistiche come cattolica, è necessario distinguere gli indifferenti dai praticanti. Gli indifferenti sono stati battezzati nella Chiesa cattolica; fanno il matrimonio col rito religioso, oltre che col rito civile; battezzano i loro figli e fanno imparare loro il catechismo ("quando saranno grandi, faranno quel che vorranno"); si dichiarano cattolici nei censimenti; si confessano e do– mandano i funerali religiosi quando arrivano in punto di morte, per mettere in regola le loro carte verso l'altro mondo. Ma non vanno mai a messa e non si confessano neanche una volta l'anno, finché godono di buona salute. Dal loro spirito è assente qualunque preoccupazione d'indole religiosa. Quei pubblicisti che non distinguono questi "battezzati indifferenti," o "cattolici da statistiche," dalla popolazione che essi descrivono come "compattamente cattolica," rendono del tutto incomprensibile la storia del cattolicismo in Italia. Gli intellettuali italiani sono, per nove decimi, "battezzati indifferenti" di questo tipo. Sono credenti alla Montaigne: pronti a diventare anticleri– cali non appena si sentano minacciati nella loro libertà dalla dominazione del clero, ma riluttanti ad ogni fanatismo anticlericale quando la libertà reli– giosa non è piu in pericolo. Gli scrittori italiani, nella seconda metà del secolo XVIII e per gran parte del secolo XIX, da Alfi.eri a Carducci, trat– tarono, salvo poche eccezioni, il papa come la loro bete noire; ma l'anti– clericalismo passò di moda, fra gli scrittori seri e di buon gusto, negli ul– timi anni del secolo XIX e nel secolo XX, quando sembrava che la Chiesa cattolica non contestasse piu il regime della libertà per tutti. Un rappresentan– te tipico di questa classe ci è dato dall'uomo politico, che ebbe la massima influenza in Italia nei quindici anni che precedettero la guerra, Giovanni Giolitti. Il 30 maggio 1904, egli diceva alla Camera: 1 Annuario statistico italiano: 1914, p. 29. 115 BibliotecaGino Bianco

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