Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

La sovranità territoriale sotto Pio IX farsi sentire anche v1cmo a lui. Il suo segretario di stato, il cardinale An– tonelli, si era formato alla scuola del cardinal Bernetti, e probabilmente condivideva lo scetticismo del suo maestro sulla vitalità dello Stato ponti– ficio.18 Chi esamina nel Si"llabo del 1864 le due tesi LXXV e LXXVI, che sono dedicate a condannare "gli errori intorno al civile principato del ro– mano Pontefice," vi trova condannati gli errori di coloro che affermano che la sovranità territoriale sia "incompatibile" col potere spirituale e che la sua abolizione "gioverebbe moltissimo alla libertà ed alla prosperità della Chiesa." Al di là di questi confini, il Sillabo lascia liberi i fedeli di discutere se la sovranità territoriale e la libertà spirituale siano oltre che compatibili, indissolubilmente associati; se l'abolizione della sovranità territoriale, pur non essendo molto ,utile, sarebbe dannosa; se non possa essere necessario, in determinate condizioni, sacrificarla per evitare mali maggiori, ecc. ecc. 19 Se Pio IX avesse rifiutato a priori, come avrebbe fatto il bollente Dupanloup, ogni possibilità di rinunciare alla sovranità territoriale, non si comprendereb– bero i negoziati, che permise avessero luogo coi governanti italiani fra il 1860 e il 1870, per cercare una soddisfacente soluzione alla questione territoriale e a quella delle relazioni fra Stato e Chiesa nel nuovo regno d'Italia. In quei negoziati, l'indipendenza spirituale del papa non era mai og- chiesa e si confessò; ma non dubitò mai del buon diritto che avevano gli italiani di occupare Roma: G. B0N0MELLI, Profili di tre personaggi, Milano, Cogliati, 1911, pp. 61-62. 18 Durante il negoziato condotto a Roma fra il novembre 1860 e il febbraio 1861 dal dott. Diomede Pantaleoni, fiduciario di Cavour, Pantaleoni scrisse a Cavour il 12 gennaio ,1861: "Il Papa è parso rassegnarsi a tutto. È stato chiamato Antonelli. Questi dapprima ha fatto opposizione; ma poi si è rassegnato e ha chiesto al Papa di liberare lui e Santucci dal giu– ramento, per trattare del possibile abbandono del potere· temporale." (P. MATIER, Cavour et l'unité italienne, Paris, Akan, 1927, vol. III, p. 435 [: in realtà il testo della lettera è il seguente: "Andato [il card. SantucciJ all'udienza, il Papa stesso lo interrogò sull'andamento generale delle cose; e poi il chiese, che cosa avesse egli fatto di quel piano, che voleva presentargli per un accomodamento. Stimò allora il Santucci di dover insistere sulla necessità delle trattative, al che S. Santità soggiunse: Egli non essersi mai ad esse rifiutato. Il Santucci espose allora che in via amichevole gli era stato avvanzato un progetto in questo frattempo da persona che pareva conoscere le idee del Ministero del Re; ma che la base e prima condizione di quel progetto era la cessazione del dominio temporale [ ... ] . Entrò allora nello sviluppo di esso, ma il Papa chiese allora di chiamare Antonelli, onde conferire insieme [ ... ]. Venne dunque Antonelli [ ... ] ed a lui venne esposta la cosa. Anco Antonelli protestò subito non essersi egli mai opposto a negoziare [ ... ]. Entrati frattanto in discorso sulle 'Condizioni e venuti alla prima du temporel, Antonelli si volse a Sua Santità dichiarando che in tale caso bisognava che S. Santità sciogliesse lui e Santucci dal giuramento a tenore del quale erano tenuti a mai consigliare al Papa l'alienazione del Pairimonio de l'Eg/ise [ ... ]. Il Papa levò gli occhi al cielo, e rassegnato sciolse i due dal giuramento. Discussero allora le condizioni e Santucci fu talmente sorpreso della correntezza non che del Papa, ma dell'Antonelli, che nella sua pietà l'attribuiva o ad opera mirabile della provvidenza, o a terribili notizie politiche che abbiano gettato Antonelli all'ultima disperazione": La questione romana negli anni 1860-61. Carteggio del conte di Cavour con D. Pantaleoni, C. Passaglia, O. Vimercati, Bologna, Zanichelli, 1929, vol. I, pp. 187-88 (N.d.C.)].) Il Matter osserva che il dott. Pantaleoni era uomo facile ad illudersi e che credeva troppo e confidava troppo in quanto gli riferivano gli informatori che egli aveva nel Vaticano; ma sarebbe strano che non ci fosse proprio nulla di vero in quanto essi gli riferivano. In questo caso, l'informatore nominato dal dott. Pantaleoni era lo stesso cardinal Santucci, presidente della commissione cardinalizia degli Affari urgenti. Le memorie e i do– cumenti del Pantaleoni furono pubblicati nel 1884, in un libro dal titolo: L'idea italiana nella soppressione del potere temporale dei papi, mentre erano ancor viventi parecchi dei personaggi vaticani implicati in questo negoziato. Il racconto del cardinal Santucci non fu mai, ch'io sappia, smentito. 19 Si vedano su questo punto le osservazioni di F. HEINER, Rechtsgultigkeit eines Verzichts des Pabstes auf den Kirchenstaat, in "Archiv fi.ir katholisches Kirchenrecht," LXVII (1907), pp. 480-92. 109 1blioteca Gino Bianco

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