Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl La guerra del 1859 trà la duplice franco-piemontese e l'Austria ebbe, come immediata conseguenza, la rivoluzione nelle province piu settentrionali dello Stato pontificio. Cavour aggregò ai domini di casa Savoia le province insorte nel marzo 1860; occupò anche le altre province, meno il Lazio e Roma, nell'autunno del 1860; e fece adottare ufficialmente, dal neonato regno d'Italia, nel marzo del 1861, il principio che Roma dovesse essere capitale dell'Italia politicamente unificata. Un nuovo diluvio di propaganda cattolica inondò la Francia, e dalla Francia si sparse in tutto il mondo, per affermare che l'unità politica d'I– talia avrebbe significato non solo la fine della sovranità territoriale, ma anche un attentato sacrilego alla libertà spirituale del pontefice. 14 Questa teoria si associava in Francia all'altra che i francesi dovessero opporsi alla unificazione politica dell'Italia, anche per evitare che sorgesse nel mezzo del Mediterraneo un'altra grande potenza, che si sarebbe messa in concorrenza con la Francia. 15 I piu fra i conservatori francesi non cat– tolici (Guizot, Thiers, Villemain, ecc.) e finanche alcuni rivoluzionari (Proud– hon), secondavano la campagna dei cattolici contro l'unità politica d'I– talia. Essi avrebbero accettato una confederazione politica italiana, da cui fosse esclusa l'Austria, purché il papa ne facesse parte, e la Francia avesse modo di far sentire in essa la propria autorità come protettrice del papa. Non consentivano alla formazione di una Italia politicamente unificata ed indipen– dente da ogni protettorato, francese o austriaco che fosse. Difendendo la so– vranità territoriale del pontefice, essi giuocavano l'ultima carta per conservare alla Francia una ragione permanente di intervento nelle cose italiane. La vec– chia bandiera di Bossuet continuava a coprire i piu svariati e inaspettati contrabbandi. Pio IX era come un uomo che sta per affogare, e pur di salvarsi si af– ferrerebbe anche ad un serpente. Si lasciò portare dalla corrente delle idee francesi. Non parlava in pubblico senza ripetere che gli era impossibile ri– nunciare a quella sovranità che la Provvidenza aveva dato alla Santa Sede come presidio della sua libertà. 16 Ma le idee ostili al dominio temporale, che erano piu intense che mai fra i cattolici italiani,1 7 non potevano non 14 A onor del vero, bisogna notare che la dottrina trovò qualche opposizione anche fra i cattolici francesi. Per esempio, l'abate Magnan, piu tardi cardinale arcivescovo di Tours, scri– veva a Montalembert il 28 marzo 1859: "Io credo che le condizioni attuali abbiano gravi incon– venienti per la religione. Si dice che esse assicurano l'indipendenza spirituale del Papa. Non voglio negarlo in senso assoluto. Nondimeno trovo il Papa ancor troppo dipendente, e sono persuaso che Dio - forse presto - gli assicurerà un'indipendenza migliore di quella di un principe sempre appoggiato da baionette straniere, sempre obbligato a difendersi contro popola– zioni che lo subiscono a malincuore." (E. LECANUET, Montalembert, cit., vol. III, pp. 209, 218-19). Un altro cattolico, che rifiutò di accettare la dottrina Montalembert-Dupanloup, fu Louis Bernard Bonjean, presidente della corte di cassazione e senatore, che fini fucilato nel 1871 con gli ostaggi della Comune, e che nel 1862 pubblicò un libro Du pouvoir temporel de la papauté, Paris, 1862. 16 E. LECANUET, Montalembert, cit., vol. III, p. 228. Cfr. A. LER0Y-BEAULIEU, Le catholi– cisme libéral, Paris, Plon, 1885, p. 222. 16 Protesta 12 giugno 1859; circolare 18 giugno 1859; allocuzione 20 luglio 1859; lettera apostolica 26 marzo 1860; allocuzione 20 settembre 1860; allocuzione 9 giugno 1862. 17 Si vedano le prove in F. QuINTAVALLE, La conciliazione fra l'Italia e il papato nelle lettere del padre Luigi Tosti e del senatore Gabrio Casati, Milano, Cogliati, 1907, pp. 1-174. Caratte.ristico è il caso di Tancredi Canonico: questi era un cattolico fervente, ma era anche un senatore del Regno. Il primo giorno che arrivò a Roma dopo l'occupazione italiana entrò in una 108. BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=