Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

La sovranità territoriale sotto Pio IX S1, per la sicurezza della Chiesa e nostra, bisogna che il Papa sia libero e indipen– dente; bisogna che questa indipendenza sia sovrana; bisogna che il Papa sia libero e tale appaia; bisogna che il Papa sia libero e indipendente, all'interno come all'esterno. 10 E nel 1859 insisteva a spiegare che cosa si doveva intendere quando s1 diceva che il papa non solo doveva essere, ma anche apparire sovrano: Non basta che il Papa sia libero nella sua coscienza, bisogna che la sua libertà sia evidente; bisogna che agli occhi di tutti egli appaia libero, che lo si sappia, che lo si creda, che non si sollevi a questo riguardo il minimo dubbio né il minimo sospetto. 11 Mons. Dupanloup aveva, sembra, paura che un bel giorno qualche papa non abbastanza ortodosso si sentisse libero, nel suo "foro interiore," anche senza avere la sovranità territoriale, e prendeva le sue precauzioni contro questa calamità, riservando ai cattolici di tutto il mondo la fun~ zione di dichiarare se veramente il papa fosse libero, e se non avessero a questo proposito né dubbi né sospetti. E nel chiamare cielo e terra a so– stegno della sua tesi, mutilando e falsando i documenti senza nessun scru– polo di verità,1 2 egli non si domandava mai a che cosa si riducesse la libertà spirituale di un papa, che aveva l'obbligo di domandare a tutto il mondo se era veramente libero o no. Invece il cardinale Grassellini, pur saccheggiando gli scritti di Dupan– loup, enunciava la tesi della connessione fra i due poteri con tante cautele, che sembrava essersi proposto di riaprire sistematicamente verso eventuali rinunce quelle stesse porte, che Dupanloup andava sistematicamente spran– gando. Ecco, per esempio, in che modo egli dichiarava lo scopo del suo libro: Il nostro scopo, presentemente, non è quello di dimostrare l'assoluta necessità del potere temporale dal punto di vista della fede che, indipendentemente da questo po– tere, resta in tutto perfetta e potente; e neppure la necessità di una perpetuità, che spetta soltanto alla fede e al dogma. Noi vogliamo dimostrare che il potere temparale è una istituzione profondamente utile che, per servirci delle parole stesse del Sovrano Pontefice, "ci appare come un diritto che, nei disegni attuali della Provvidenza, è neces– sario e indispensabile per il libero esercizio dell'apostolato cattolico della Santa Sede." 13 10 De la souveraineté temporelle du pape, Paris 1849 pp. 11-14. 11 Protestation contre les attentats dont notre Saint-P~re le pape et le Siège Apostolique soni menacés et frappés en ce moment, Malines, 30 septembre 1859, p. 9. u Per esempio, a p. 52 del libro La souveraineté pontificale selon le droit catholique et le droit européen, Paris, 1860, mons. Dupanloup attribuisce a Montesquieu (Esprit des lois, liv. XXI, chap. 5) la seguente proposizione, nella quale le parole E.glise e elle sono messe in corsivo dallo stesso Dupanloup: "Rendez sacré et inviolable l'ancien et nécessaire domaine de I'E.glise; qu'il soit fute et éternel comme elle." Invece il testo autentico di Montesquieu è: "Rendez sacré et inviolable l'ancien et nécessaire domaine du clergé; qu'il soit fute et éternel comme lui: mais laissez sortir de ses mains les nouveaux domaines." A p. 55 Dupanloup ripro– duce il testo della Défense de la Declaration du clergé de France di Bossuet nella forma se– guente: "Nous savons que les Pontifes romains possèdent aussi légitimement que qui ce soit sur la terre des biens, des droits et une souveraineté." Il testo autentico dice: "Nous savons que les Pontifes romains et l' ordre sacerdotal tiennent de la concession des princes et possèdent très légitimement des biens, des droits, des principautés. 11 Le parole soppresse o alterate servono a nascondere al lettore che Bossuet non faceva differenza tra il princìpato del papa e i domini appartenenti agli altri grandi dignitari dell'ordine sacerdotale. Gli esempi si potrebbero mol– tiplicare. tJ Des rapports du pouvoir temporel avec la souveraineté spirituelle des ponti/es romains, Paris, 1865, p. 36. 107 f. 131blloteca Gino Bianco

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