Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl stenne bens1 nel Parlamento di Torino che ragioni storiche e convenienze politiche consigliavano di conservare al papa "un" potere temporale, ma negò energicamente che la potenza temporale dei papi fosse necessaria alla religione cattolica: La potenza temporale dei papi non è per nulla necessaria alla religione catto– lica. L'esempio addotto dei primi secoli è conchiudente, ed aggiunge la sanzione del fatto. Se furono sei o sette secoli di Chiesa trionfante senza potenza temporale, certo ne possono essere anche sessanta o settanta al medesimo modo. 7 Nel 1851 un altro cattolico insigne, Niccolò Tommaseo, scnveva: Se il papa fosse suddito di un'altra potenza, sospetterebbesi sempre che libere non fossero le sue decisioni, temerebbesi di vederlo fatto uno strumento politico nelle mani del piu forte o del piu violento. Facile è la risposta: Toccherebbe ai papi lo smentire co' fatti questi sospetti; se non avessero l'animo indipendente, queste sembianze di li– bertà non sarebbero che ipocrisia: e le guarentigie d'indipendenza tornerebbero a loro vergogna. Se siffatti sospetti avessero veramente potuto occasionare scissure nella Chifsa, sarebbersi vedute scoppiare già da secoli; ché niuno al certo si illude riguardo l'indipen– denza che il dominio temporale può offerire ai pontefìci. 8 Nel 1858 Alessandro Manzoni - il personaggio piu eminente del lai– cato cattolico italiano nel secolo XIX - discuteva sulle cose d'Italia con un dotto benedettino francese. Questi gli ricordava che i cattolici italiani dovevano considerare come un grande privilegio ospitare in Roma il papa, e non dovevano volere che Roma diventasse capitale della sola Italia, mentre era capitale dell'intero mondo cattolico. Manzoni gli rispose: Magro compenso l'aver Roma capitale del mondo cattolico, e tutto il resto dell'Italia o direttamente o indirettamente serva dello straniero. Per noi Lombardi, per esempio, che cosa di piu è il Papa che per i francesi? E se, per avere il Papa nel seno della Francia, dovesse questa andar divisa in pezzi e ubbidire allo straniero, io tengo per certo che Vostra Paternità deporrebbe in tal caso il suo abito da monaco, e prenderebbe in mano il fucile per preservare il suo paese da un tal fragello. 9 Anche parecchi fra quei cattolici italiani, che accettarono dopo il 1848 la dottrina francese, si guardarono bene dal darle quel carattere di assoluta rigidità, con cui essa era formulata in Francia. Si confrontino, per esempio, gli scritti pubblicati da mons. Dupanloup dal 1849 in poi, con l'opera pubblicata dall'italiano cardinale Grassellini sullo stesso soggetto nel 1849 e piu volte rielaborata e ristampata e tradotta negli anni seguenti. Mons. Dupanloup metteva una specie di accanimento furioso nel definire i caratteri che la sovranità territoriale della Santa Sede avrebbe dovuto avere per garantire in realtà e non per burla l'indipendenza spirituale del papa. Nel 1849 scriveva: 1 Atti del Parlamento subalpino, Discussioni della Camera dei deputati, prima sessione del 1849, tornata del 28 febbraio, p. 258. [N.d.C.] 8 N. TOMMASEO, Rome et le monde, Capolago, 1851, p. 47. [Qui citato dall'ed. italiana, Napoli, 1861, pp. 53-54. (N.d.C.)] 9 E. FLORI, I colloqui col Manzoni di Giuseppe Borri, Bologna, Zanichelli, 1929, p. 230. 106 BibliotecaGino Bianco

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