Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Sovranità territoriale e indipendenza spirituale bero eserc1z10della sua autorità spirituale, ci pensava lui. Non adottò mai nei suoi atti la dottrina di Bossuet. Nella enciclica Mirari vos del 15 ago– sto 1832, condannò i suoi sudditi rivoluzionari non perché avessero voluto togliergli la garanzia della sua indipendenza spirituale, ma perché si erano macchiati con una turpissima perduellio contro il loro legittimo sovrano: sulla stessa base condannò anche i rivoluzionari di Modena e quelli della Polonia, senza fare nessuna differenza fra sé, il duca di Modena, l'imperato– re d'Austria e lo zar. Si noti che Gregorio XVI era uno specialista in teo– logia e in storia ecclesiastica. Il cardinal Bernetti, conversando nel dicembre del 1832 con Saint– Aulaire, gli diceva in confidenza che a suo parere, ormai, la laicizzazione de– gli Stati della Chiesa era divenuta inevitabile: Essa, prima o poi, avrà luogo; ma non sarà il Papa a pronunciarla, ed avrà ra– gione. In primo luogo, perché non gli conviene attirare su di sé gli odi che una esi– stenza rovinosa e umiliante accenderebbe nei cardinali; in secondo luogo, perché questa misura, proclamata spontaneamente dal Papa, avrebbe come conseguenza la distru– zione completa del governo ecclesiastico L.. J. Cedendo alle Grandi Potenze, la sua si– tuazione sarà migliore. Colpito da esse nei diritti di sovrano indipendente, non avrà almeno offerto ai suoi popoli una prova incoraggiante della sua debolezza. 19 Bernetti non aveva nessuna paura che le potenze avrebbero messo i~ pericolo l'indipendenza spirituale della Santa Sede, il giorno in cui il papa fosse stato obbligato a rinunziare al potere temporale. Dopo la crisi del 1831-32, e nonostante che nel 1838 austriaci e francesi avessero abbandonato Bologna e Ancona, la questione romana fu continuamente discussa in Europa come una parte della questione italiana. Ma il principio di legittimità era passato di moda, soprattutto in Francia. La volontà dei popoli tendeva a diventare la sola giustificazione valida della sovranità. Gli apologisti cattolici non tardarono a governare le loro vele secondo la nuova direzione del vento. Caratteristico è il libro Le pouvoir du Pape au moyen age: recherches historiques, pubblicato nel 1845 dal di– rettore del seminario di Saint-Sulpice, Jean Gosselin: libro ristampato pa– recchie volte e molto lodato da cardinali, prelati e pubblicisti cattolici, non solo francesi, ma specialmente italiani e romani. Il Gosselin sosteneva che la sovranità territoriale del papa nacque non dalle donazioni di Pipino e di Carlomagno, ma dalla volontà spontanea delle popolazioni italiane, abbandonate a se stesse dagli imperatori bizantini: La sovranità temporale della Santa Sede è stata originariamente fondata sul piU legittimo dei titoli, cioè sul voto legittimo dei popoli d'Italia, solennemente riconosciuto e confermato con le donazioni di Pipino e di Carlomagno (p. 311). I Papi non hanno mai preteso di attribuirsi o di esercitare la sovranità della Santa Sede in virtu di principi o di opinioni teologiche, ma unicamente come capi e rappresen– tanti delle popolazioni italiane che, nello stato di abbandono in cui erano ridotte, ave– vano liberamente affidato alla Santa Sede i loro interessi temporali (p. 312). 19 L. B. BONJEAN, Du pouvoir temporel de la papauté, Paris, Lahure, 1863, pp. 386-87. 101 blloteca Gino Bianco

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