Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Sovranità territoriale e indipendenza spirituale tire l'indipendenza s-pirituale del papa, mentre il papa era costretto a pere– grinare da una città all'altra dell'Italia centrale, e a rifugiarsi infine ad Avi– gnone, perché gli mancava in Roma la tranquillità e la libertà necessarie per l'esercizio della sua autorità religiosa sulla Chiesa universale. Fra la seconda metà del secolo XIV e la prima metà del secolo XVI, i papi vinsero ogni opposizione interna ed esterna, ed organizzarono l'ammi– nistrazione dei loro territori come monarchia assoluta, indipendente da ogni sovranità imperiale. Anche dopo quest'opera di assestamento, l'autorità spi– rituale e la sovranità territoriale continuarono a coesistere in un rapporto sem– plice di unione personale, senza che nessuno le considerasse mai associate da un rapporto di interdipendenza necessaria. Sarebbe vano cercare quest'i– dea nel trattato De romano pontifice del cardinale Bellarmino (sec. XVI), cioè nel documento piu caratteristico delle teorie costruite dai teologi– canonisti per giustificare la sovranità politica dei papi. Il giuramento di non alienare i beni della Chiesa, che i cardinali dovettero prestare entran– do in conclave dal 1567 in poi, fu suggerito dalla necessità di prevenire gli inconvenienti e gli scandali del nepotismo, non dalla preoccupazione di evi– tare che dalla menomazione del patrimonio territoriale p(?tessederivare una menomazione della indipendenza spirituale della Santa Sede. 2 La dottrina che la sovranità territoriale è necessaria al papa come ga– ranzia della sua indipendenza spirituale è di origine francese. Per quanto è a mia conoscenza,3 essa fu formulata per la prima volta al tempo di Lui– gi XIV da Bossuet. I testi fondamentali sono due: [I.] È necessario narrare ciò che Carlomagno, seguendo l'esempio del re suo padre, fece per la grandezza temporale della Santa Sede e della Chiesa romana? Chi non sa che essa deve a questi due pdncipi e alla loro dinasti.a il territorio che essa possiede? Dio, il quale voleva che questa Chiesa, la madre comune di tutti i regni, non dipen– desse in seguito da alcun regno nel temporale, e che la Sede nella quale tutti i fedeli dovevano custodire l'unità, fosse infine posta al di sopra delle divisioni che i differenti interessi e le gelosie politiche potrebbero provocare, gettò le basi di questo grande di– segno per mei;zo di Pipino e di Carlomagno. È per una felice conseguenza della loro liberalità che la Chiesa, indipendente nel suo capo da tutte le potenze temporali, si trova in condizione di esercitare piu liberamente, per il bene comune, e sotto la comune protezione dei re cristiani, la celeste potestà di governare le anime; e, tenendo in mano la retta potestà in mezzo a tanti imperi, spesso nemici, mantiene l'unità in tutto il corpo, ora con inflessibili decreti, ora con saggi temperamenti. 4 [II.] Noi sappiamo molto bene che i Papi e altri ministri della Chi~sa hanno e pos– seggono, per concessione dei pr10cipi, feudi e signorie con la stessa legittimità e lo stesso diritto con cui gli altri uomini sono padroni dei loro beni. Sappiamo egualmente che queste cose sono consacrate a Dio: non si può toglierle e strapparle alla Chiesa per darle a secolari senza commettere un sacrilegio. Noi ci rallegriamo con la Santa 2 L. von PASTOR, Storia dei papi, vol. VIII, trad. it., Roma, 1924, pp. 160-61. 3 Manca uno studio metodico su questo soggetto. Gli scrittori cattolici ripetono che i pontefici hanno sempre proclamato essere indispensabile il potere temporalè all'esercizio della loro potestas ;urisdictionis, e gli altri inghiottono quest'affermazione senza discuterla. Noi non pretendiamo di esaurire l'argomento, ma crediamo di poter fondare le nostre opinioni su una sufficiente quantità di prove definitive. [Sull'origine di questa dottrina, cfr. l'aggiunta fatta da Salvemini a p. 300 dell'Appendice I. (N.d.C.)] 4 Sermon sur l'unité de l'Eglise, 9 novembre 1681, in Oeuvres complètes, Bruxelles, 1848, p. 439. 95 b ioteca Gino Bianco ,.

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