Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

La questione romana come passività continua sulla nostra situazione internazionale. E ci sarebbe, indubbiamente, utile l'eliminarla. Nell'insieme, dunque, sembra che la sistemazione della questione ro– mana, sulla base della sovranità dei palazzi vaticani, non presenti per la no– stra· politica estera nessuno svantaggio essenziale, e presenti qualche utilità, sebbene non cos1 grande come i promotori della conciliazione vanno de– cantando con entusiasmo piuttosto esagerato. Quanto alla nostra politica interna, la conciliazione determinerebbe quella definitiva saldatura fra conservatori liberali e conservatori cattolici, la cui mancanza ha reso nel passato fiacca ed incoerente la politica dei con– servatori liberali. Ne conseguirebbe una accentuazione dell'influen– za cattolica nelle zone piu affini dei partiti di tradizione nazionale. E le spese del contratto dovrebbero essere fatte, secondo le speranze conservatri– ci, dal movimento socialista. Ma anche su questo terreno è assai probabile che le speranze dei con– ciliatoristi cattolici e liberali siano destinate a rivelarsi non molto fondate. Venticinque anni or sono, erano sempre parecchi quei cattolici che, para– lizzati dalla disarmonia fra la loro coscienza religiosa e la loro coscienza nazionale, rimanevano inetti ad ogni azione politica. E quelli, che obbedi– vano alla sola coscienza religiosa, non potevano parteci'pare alla vita dello stato, perché pesava sulle elezioni politiche il non expedit papale. E se tentavano di farsi avanti almeno nelle elezioni amministrative, trovavano con– tro di sé il sospetto dei partiti nazionali. Oggi, il non expedit per le ele– zioni politiche non funziona piu da un pezzo. Le forze cattoliche pesano ormai tutte, per quello che valgono, nella nostra vita pubblica. La conci– liazione, dunque, non porterebbe in campo nessuna riserva di forze non ancora sfruttate. Un frutto che matura In conclusione, la chiusura della vertenza territoriale fra il papa e l'I– talia - su questa base: riconoscimento dello statu quo territoriale attua– le per opera del Vaticano, e riconoscimento dell~ sovranità pontificia sui so– li palazzi vaticani per opera dell'Italia - questa transazione non può ave– re nessuna di quelle profonde conseguenze, che ne sperano i con– ciliatoristi o che ne temono gli anticlericali. Queste speranze e questi timo– ri non sono che le sopravvivenze di abitudini mentali, formatesi e fissatesi fra il 1870 e il 1900, quando le condizioni degli spiriti erano assai diverse da quelle d'oggi, in Italia e fuori d'Italia. La transazione, guardata con spirito sgombro da sdilinquimenti con– ciliatoristi e da convulsioni massoniche ritardatarie, non merita di essere né sospirata come indispensabile, né condannata come dannosa, né disdegnata come del tutto inutile. È un frutto che va maturando. Non c'è nes– suna urgenza di scuotere l'albero perché il frutto cada. E ad ogni modo, 83 bllotecaGino Bianco

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