Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Jl partito popolare e la questione romana ce, quanto· di non essere in guerra guerreggiata col Vaticano: cioè di non trovarsi esposti a una polìtica di rappresaglie. E questo spiega perché i na– zionalisti francesi hanno manifestato in forma aperta le loro preoccupazio– ni contro una possibile transazione italo-vaticana, e perché - se sono vere le indiscrezioni delle persone "bene informate" - anche i diplomatici fran– cesi e inglesi lavorano a mandar per aria ogni accordo: una Italia, che sia in rotta col papato, è una concorrente coloniale messa in condizioni di in– feriorità piu accentuata. Date queste condizioni, è da discutere se nel riconoscere qualche nuo– vo fatto compiuto, favorevole all'Italia, la diplomazia pontificia avrebbe - in regime di pace ufficiale coll'Italia - una maggiore libertà d'azione, che nel regime presente di rottura ufficiale compatibile con buone relazio– ni ufficiose. Oggi, infatti, non sarebbe agevole accusare il papa di essere sotto l'influenza di quel governo italiano, contro cui egli ripete continuamente le sue formule di protesta; e all'ombra di questa "guerra in tempo di pace," molti accomodamenti, molte "combinazioni" possono essere via via concer– tate. Il giorno, invece, in cui ufficialmente non vi fosse piu rottura con lo stato italiano, il papa dovrebbe imporsi molto maggiore cautela per evi– tare il sospetto di subire il predominio di questo nostro ambiente nazio– nale, con cui si trova piu immediatamente a contatto. Probabilmente, una delle prime conseguenze della chiusura della questione romana sarebbe, do– po la morte di quel papa che avesse fatto la conciliazione, la elezione di un papa non italiano. Il collegio dei cardinali cercherebbe di smentire cos1 ogni dubbio di predominio italiano. Su un altro terreno, invece, sarebbe forse piu apprezzabile il guadagno dell'Italia: su quello, assai difficile a definire, ma sempre importante, del– le influenze morali nel mondo. La condizione, infatti, ufficiale di ostilità, in cui si trovano il pontificato e lo stato italiano, e le proteste periodi– che del papa e dei congressi cattolici di tutti i paesi contro la cosiddetta violenza, di cui è vittima il papa, mantengono dappertutto nelle moltitu– dini cattoliche un sentimento di italofobia, che sparirebbe finalmente do- po una conciliazione ufficiale. , Certo, non è il caso di esagerare neanche i danni di questa ostilità, fino a parlare di "ignominia," come fa il padre Casacca. Anche sulle frene– sie italofobe degli anni immediatamente successivi al decennio 1860-70, mezzo secolo non è passato invano. E nella recente guerra, nessun cattoli– co, francese, inglese o belga ha trovato che sentisse di cattivo odore l'al– leanza dell'Italia, perché l'Italia fosse disonorata dal detenere gli antichi territori del santo padre. Ma resta, ad ogni modo, il fatto, che la questione romana, per quanto attenuata dal tempo, e per quanto non piu adatta or– mai ad arrecarci danni effettivi finché non intervengano altre correnti di in– teressi ad utilizzarla e potenziarla, costituisce una causa permanente di an– tipatia contro l'Italia in tutti 1 paesi, in cui vivono cattolici: antipatia, che rimane latente o diviene esplicita secondo le occasioni, ma che grava 82 BibliotecaGino Bianco

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