Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

La questione romana Si deve probabilmente alle incertezze dell'avvenire, un'idea, veramente curiosa, di "Costantinus": il quale lascia impregiudicato se la questione romana debba essere risolta mediante "un vero e proprio trattato di pace," oppure con un "modus vivendi ad tempus sulle basi dell'uti possidetis da rinnovare, o rendersi definitivo, ad esempio dopo dieci anni" (p. 31). Con questa specie di ar~istizio, che potrebbe essere periodicamente rinno– vato o disdetto, il Vaticano terrebbe in permanenza il laccio al collo al governo italiano: o continuare ad essere obbediente in tutte le relazioni fra Stato e Chiesa, oppure alla scadenza del modus vivendi vedere rina– scere le proteste per la insufficiente indipendenza e libertà del pontificato romano. Sarebbe, in verità, un caso di idiozia senza precedenti nella storia, se il governo italiano accettasse un nodo scorsoio di questo genere: il quale sarebbe stato concepibile solamente nel caso che la Germania e l'Austria, vittoriose nella guerra mondiale, avessero fatto dell'Italia un feudo del Sacro Romano Impero, controllato in loro rappresentanza dalla curia vaticana. La conciliazione e l'Italia Sotto quale aspetto ci si presenta, dal punto di vista italiano, il pro– blema della conciliazione, sulla base del riconoscimento della sovranità pontificia sui palazzi vaticani? 1 Molti liberali tradizionalisti s'impennano dinanzi al fatto che il papa, riconosciuto giuridicamente sovrano degli edifici vaticani, potrebbe provocare legittimamente l'intervento degli altri stati nei suoi rapporti col governo italiano: potrebbe magari accordarsi con un governo che fosse nemico dell'Italia, per mettere a guardia del Vaticano le forze militari di quel gover– no. E poi, ammesso il principio che il pontefice è sovrano di un territorio, sia pure lillipuziano, egli potrebbe allargare le sue pretese a seconda degli even– ti; e gli stati eventualmente nemici dell'Italia partirebbero appunto dal nostro riconoscimento di un territorio pontificio, sia pure minuscolo, per pretenderne l'allargamento, ove e quando tornasse loro comodo. Ma queste sembrano preoccupazioni infondate o esagerate. Non bisogna confondere - è opportuno ripeterlo, perché è idea fondamentale - i mol– teplici problemi delle relazioni tra Stato e Chiesa col singolo problema della posizione giuridica del papa nei palazzi e giardini vaticani. La materia delle relazioni fra Stato e Chiesa appartiene alla politica interna dell'Italia, come di qualunque altro stato; e non si tratta in nessun modo di ammet– tere in questa materia alcuna ingerenza internazionale; su questo punto, non sarebbe il caso di accettare neanche il principio di una discussione. Il problema, invece, del dominio pontificio è - piaccia o non piaccia a noi - un problema internazionale, dal momento che la legge delle gua– rentigie è un nostro atto di legislazione interna, contro cui il papa ha sem– pre protestato, e che da nessun governo è stata mai esplicitamente ricono- 79 blioteca Gino Bianco

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