Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Il partito popolare e la questione romana di avvocatucci provinciali incolti e vivacchianti alla giornata, che tutti conosciamo, non avremmo certo veduto il ministero Bonomi aumentare di quaranta milioni, a furia di decreti-legge, le rendite dei parroci, dei cano– nici, dei vescovi. Una concessione di questo genere, destinata a rafforzare la influenza della gerarchia ecclesiastica, o non avrebbe dovuto essere mai fatta, se l'on. Bonomi avesse avuto la piu lontana notizia della tradizione liberale e democratica italiana; o per lo meno si sarebbe dovuto contrattarla sulla base di notevoli compensi su altri campi, per esempio su quello della questione romana. E anche nella politica internazionale la diplomazia vaticana, pacificata con l'Italia, può sperare sussidi non trascurabili da una combinazione della sua opera con quella della nostra diplomazia, specialmente nelle questioni dell'Europa orientale. Lo sfacelo dell'Impero austro-ungarico ha fatto spa– rire in Europa l'ultimo grande stato, in cui la gerarchia cattolica conservasse una posizione predominante. Nella Czeco-Slovacchia e nei territori ex austro– ungarici della Rumania e della Jugoslavia, il cattolicismo deve lottare ormai con le correnti liberali, o greco-ortodosse, o addirittura irreligiose, in condi– zioni assai piu difficili che nel vecchio impero dualista, in cui esso aveva l'appoggo sicuro della dinastia e della burocrazia. E la diplomazia italiana, alleata alla diplomazia vaticana, potrebbe contribuire efficacemente a sal– vare quanto rimane al clero cattolico di potenza politica ed economica negli stati successori dell'Austria. Su questo terreno, anzi, occorrerà che i nostri uomini di stato - se hanno conservato qualche ultimo ricordo del pensiero del nostro Risorgimento nazionale - stiano ben attenti a non lasciarsi trascinare per vie, in fondo alle quali potrebbero trovare il naufragio degli interessi italiani piu gelosi e piu vitali nell'Europa orientale. Sono questi, se non ci inganniamo, i risultati utili, che il Vaticano potrebbe aspettarsi dalla conciliazione coll'Italia. E spiegano l'attuale at– teggiamento nei pubblicisti della curia sul terreno della questione romana. Se e fino a qual punto, poi, i risultati utili di una conciliazione pos– sano essere per il Vaticano sicuri e definitivi, è un problema non facile a risolvere per chi non abbia spirito profetico. Forse il Vaticano è destinato col tempo ad incontrare su questo terreno delusioni tutt'altro che scarse. Le lotte fra Stato e Chiesa sono un fatto comune a tutti i paesi, che hanno passato cattolico, ma nei quali il cattolicismo non è piu la fede attiva della maggioranza della popolazione, e nei quali la Chiesa non ha ri– nunziato alla difesa dei privilegi ereditati dai secoli o alla lotta per ricon– quistarli. L'Italia si trova appunto in questa condizione. La questione ro– mana è una delle tante questioni, che dividono in Italia il chiericato dal laicato. Assestare la questione romana non vuol dire sbrogliare tutti i nodi della matassa. E i contrasti non possono non continuare, fra i partiti, su tutte le altre frontiere dei rapporti fra Chiesa e Stato. Sedati oggi, rinasce– ranno domani. E i guadagni, che la Chiesa potesse fare nella prima luna di miele della conciliazione, non sarebbero eterni: lo spirito del male non disarmerà e continuerà a soffiare ... 78 BibliotecaGino Bianco

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