Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

La questione romana italiani di sospettare e di presentare ogni azione politica di carattere catto– lico, quale pericolosa per l'unità nazionale, costituisce una debolezza assai grande per la influenza cattolica in Italia: perché anche chi non è anti– clericale per temperamento o per partito preso, deve continuamente doman– darsi, dinanzi a qualunque aumento di influenza cattolica, se esso non mi– naccia di trasformarsi, in un secondo tempo, in altrettanto sussidio a ri– vendicazioni territoriali, funeste per l'unità e per l'indipendenza del paese. Quando, invece, il terreno fosse sbarazzato da questo ingombr~, ne conse– guirebbe un diverso orientamento psicologico, a ·vantaggio della Chiesa, in tutti quei cittadini, che finora si sono opposti al movimento cattolico, non perché avessero una concezione della vita pubblica essenzialmente anticatto– lica, ma perché vedevano nel clericalismo un sostrato antiunitario. Costoro - cioè quasi tutti i conservatori, e parecchi fra gli stessi sedicenti o se– credenti democratici - diventerebbero immediatamente di manica estrema– mente larga in tutte le relazioni fra la Chiesa e lo Stato. E il clero potrebbe tentare in condizioni assai meno sfavorevoli la riconquista del terreno per– duto nelle lotte del secolo passato. È un fatto - scrive il padre Casacca - che la maggior parte delle difficoltà, che oggi incontra la Chiesa in Italia nell'esercizio della sua missione, nel campo intellet– tuale, religioso e morale; la maggior parte degli atti ostili dello Stato in quanto con– cerne la vita e la convivenza del Clero secolare e regolare; e tutte le misure, onde i cattolici sono resi inferiori [?] nel consorzio politico della Nazione, mettono capo, sia pure come pretesto, alla deprecata questione romana; e sparirebbero il giorno che que– sta avesse una buona volta la sua pacifica soluzione. Il Vaticano, insomma, conciliandosi coll'Italia, grazie all'abbandono di vecchie pretese territoriali irrealizzabili, acquisterebbe in cambio una in– fluenza maggiore nella politica italiana. Lascerebbe Roma per impadronirsi dell'Italia. Abbandonerebbe l'ombra del dominio temporale per afferrare la sostanza delle relazioni fra Chiesa e Stato. Un'amichevole sistemazione di questi rapporti è diventata piu che mai necessaria ed urgente per la Chiesa, date le condizioni economiche del dopoguerra. Come abbiamo già osservato (p. 63), il deprezzamento della moneta ha ridotto a misura irrisoria la capacità di acquisto delle rendite in danaro annesse ai benefici ecclesiastici,rendite che anche prima della guer- , ra erano in moltissimi luoghi, segnatamente nel Mezzogiorno, assai scarse. Le condizioni del clero, ed in modo speciale dei parroci, sono quindi diventate penosissime. Il clero è costretto, oramai, a vivere prevalentemente sulle offerte dei fedeli. Ne consegue un notevole indebolimento dell'autorità disciplinare dei vescovi. Da una situazione di questo genere, se si prolungasse, potrebbero nascere delle trasformazioni assai profonde nella nostra organizzazione eccle– siastica e nella vita religiosa del nostro popolo: l'alto clero potrebbe perdere ogni potestà economica sul basso clero, e vedersi ridotto, come nei paesi anglo– sassoni, ad esercitare una semplice autorità morale. E se il liberalismo e la democrazia italiana non fossero ridotti a quelle miserevoli consorterie 77 Biblioteca Gino Bianco

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