Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Jl partito popolare e la questione romana e di cui abbia non il solo possesso, ma anche il dominio sovrano. La indipendenza della dimora del Papa e dei suoi u$ci, sebbene in modo difettoso, è già nella mente dello Stato, che ne dispose nella legge delle guarentigie: naturalmente tale indipendenza dovrebbe avere per base non il solo possesso e il solo godimento, ma il dominio sovrano e reale dei possedimenti indispensabili, e non dovrebb'essere alla mercè dello Stato italiano, ma di pieno ed inviolabile diritto. Ma dove comincerebbe, dove finirebbe il territorio pontificio? Il padre Casacca dichiara che la dimensione "potrà esserne minutamente determinata dal Papa, in modo tassativo e concreto, quando il Governo dello Stato ne interpellerà il Papa." Ma ci sa dire che "le esigenze del Papa sarebbero certamente miti": perché il papa non vuole in alcun modo "il disgrega– mento e lo smembramento delle provincie italiane, con la conseguente diminuzione territoriale e politica della nazione"; è una maligna insinua– zione che il papa "pretenda un pezzo d'Italia a detrimento e danno della sua integrità nazionale e della nazionale unità"; basterebbe al papa un ter- ritorio "sia pur minuscolo." 1 Anche gli scrittori tedeschi del' tempo di guerra parlavano di un Minia– turgebiet (territorio-miniatura), di un Liliputkirchenstaat (Stato della Chiesa lillipuziano). E il condottiero del Centro cattolico, Mattia Erzberger, ne aveva anche tracciato i confini. E i con.fini dell'Erzberger hanno una grande rassomiglianza con quelli, che sembrano essere i con.fini del padre Casacca. Il quale conchiude la terza edizione del suo opuscolo, ricordando quel progetto, che il generale Raffaele Cadorna incluse nell'atto di capitolazione del settembre 1870: nel quale progetto, ricorda il padre Casacca, "al so– vrano dominio del Sommo Pontefice erano riservati Castel Sant'Angelo e la Città Leonina": cioè quella parte di Trastevere, che va da Castel San– t'Angelo ai giardini vaticani, e da Porta Angelica e Porta Castello, a Porta Cavalleggeri e Porta Santo Spirito. Da questo territorio, poi, il papa e "tutti gli addetti alla Santa Sede" dovrebbero avere "libertà di comunica– zione con tutti i popoli della terra": colle quali parole non si vede chiaro se il padre Casacca intenda quella striscia di terra, che secondo una vec– chia idea dovrebbe congiungere la città leonina al mare; oppure se il Tevere dovrebbe essere reso navigabile e lasciato pienamente libero alla mari– na pontificia, secondo il progetto dell'Erzberger . 2 Contro una sistemazione cosi balzana della questione romana, come contro qualunque altra soluzione diretta a stabilire la sovranità pontificia su un territorio che sia abitato da persone le quali potrebbero non trovare di loro gusto l'obbedire a quella sovranità, si presenta sempre formidabile, anzi insuperabile, quella, che il Ruffini ha chiamato ottimamente la "impos– sibilità tecnica" che funzioni uno Stato pontificio nelle condizioni della vita moderna. Che cosa farebbe il Papa - domanda il Ruffini - ove gli si rilasciasse un terri– torio, non importa se piu o meno grande, da governare? Vi ristabilirebbe il Governo 2 Il testo di questo curioso documento si trova riprodotto integralmente in F. RUFFINI, 72 BibliotecaGino Bianco

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