Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

ll partito popolare e la questione romana ad occuparsi dell'argomento, sono riusciti sempre vani. Anche il padre Casacca non nasconde la ·sua amarezza contro quest'agnosticismo peccami– noso dei suoi compagni di fede. Certa stampa -· egli scrive - pur pretendendo di militare sotto l'etichetta catto– lica, molto equivoca però, non si occupa mai della questione romana che tanto inte– ressa la Chiesa e la Patria. È certamente biasimevole il reo silenzio dei giornali sedi– centi cattolici, dei quali converrà forse di pubblicare la lista scandalosa, di alcune città d'Italia: [...] deplorevole condotta di falsi cattolici, che subiscono senza vergognarsene gli adattamenti liberali dell'ultimo mezzo secolo. Il dovere di occuparsi della soluzione [della questione romana] astringe primieramente tutti i cittadini d'Italia [.. .J; astringe i cattolici di tutto il mondo L..J; astringe specialmente tutti i cattolici d'Italia L..J ed astringe massimamente il clero, di cui gran parte per la sua inerzia non merita encomio; come non meritano encomio certi giornali, che si dicono cattolici L. .J, mentre nessuna difesa mai dei diritti del Papa, nessuno spirito apostolico si osserva nelle loro colonne. È dunque ingiusto e disonorevole il sottrarsi a questo dovere, allegando di appartenere ad un partito politico che lo proibisce; nei cui congressi invero, quello di Bologna del 1919 e quello di Napoli del 1920, nell'impotenza di tacitare il nobile ed insistente ap– pello di chi chiedeva l'adesione del partito stesso a promuovere le trattative per la soluzione della questione romana, fu imposto con fastidio e disgusto ed in modo vol– gare, che gli affari piu urgenti del partito erano ben altri I Se cosi fosse, ognuno avrebbe il dovere di gridare: Alla larga da tale partito I Ma una tale indifferenza ufficiale del partito popolare può essere eterna? Finché il partito non si sia assicurata nel paese e nella Camera una posiz10ne di sicuro predominio, l'agnosticismo può essergli consiglia– to dalla opportunità di non intralciare la conquista politica dell'Italia col sollevare una difficoltà di questo genere. Anche il vecchio partito clericale dell'anteguerra evitava di toccare la questione romana, mentre guadagnava terreno nelle elezioni politiche del 1904, del 1909, del 1913; e nello stesso tempo Pio X ripeteva le formule tradizionali di protesta contro "colui che detiene" l'antico dominio temporale della Chiesa. La guerra interruppe questo doppio gioco. E oggi Pio XI ripete sempre, per quanto in forma attenuata, le proteste di Pio X; e il partito popolare con– tinua a non toccare la questione. Ma quando la conquista del pre– dominio politico sarà stata compiuta dal partito popolare, è mai possibile che il partito continui ad ignorare la questione romana? È mai pos– sibile che il Vaticano permetta al partito popolare di perpetuare quella igno– ranza? L'avvenire - forse un prossimo avvenire - risponderà a queste do– mande. In attesa che l'equivoco si chiarisca su questo come su tanti altri punti del programma e della tattica del partito popolare, sarà opportuno esaminare con la massima possibile obbiettività: 1) su quali basi la curia vaticana sembra disposta oggi a trattare per la questione romana la conciliazione coll'Italia; 2) quali risultati, utili o dannosi, la conciliazione può produrre per il Vaticano; 3) quali risultati, utili o dannosi, la conciliazione può produrre sul– la politica estera e interna dell'Italia. 70 BibliotecaGino Bianco

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