Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

La questione romana quello, che sembrava il piu sicuro punto di appoggio per eventuali rivendica– zioni territoriali del Vaticano. D'altra parte, la guerra ha scatenato nella politica interna italiana una crisi sociale, che è stata violentissima fra il 1919 e il 1920 e che solo in quest'ultimo anno ha cominciato lentamente a calmarsi. Si sono cos1 ripresentate, e in forma anche piu accentuata, quelle due condizioni - solidità della impalcatura nazionale, e pericolo di una crisi sociale - che nel decennio anteriore alla guerra avevano già consi– gliato il Vaticano ad abbandonare la tattica della aspettazione catastrofica e ricercare un modus vivendi coi partiti liberali. Ed ecco la nuova fioritura di discussioni sulla questione romana, a cui assistiamo in Italia da tre anni a questa parte. E le discu~sioni hanno questo di caratteristico e di nuovo: non sono piu, come una volta, soliloqui, non sempre dignitosi, di scrittori liberali, i quali si presentavano con la corda al collo alla scalinata di S. Pietro a impetrare amnistia e riconciliazione, mentre il Vaticano sbatteva in faccia ai postulanti le porte di bronzo, e ripeteva il non possumus di Pio IX, con animo iracondo ed ostinato. Il monologo è diventato dialogo. E vi partecipano scrittori non solamente cattolici, ma anche soggetti alla disciplina chiericale: e nessuna autorità religiosa li sconfessa, come capitò nel 1887 al povero padre Tosti, il quale per un opuscolo sentimentale e romantico sulla Conciliazione si vide costret– to a fare un atto di ritrattazione, che fu ufficialmente pubblicato. Nel 1919 hanno potuto uscire per le stampe, senza sconfessioni e senza con– danne, due scritti: uno intitolato La questione italo-pontificia (Pisa, tip. ed. Mariotti, 1919, pp. 43), collo pseudonimo "Costantinus," sotto il quale dicono si celi un prelato fiorentino, e un altro, Il papa e l'Italia (Bologna, L. Cappelli, 1919, pp. 52), firmato, senza nessun velo di pseu– donimo, dal padre agostiniano dott. Nazzareno Casacca. Anzi di questo opuscolo, quando se ne pubblicò nel 1920 la seconda edizione, Ernesto Bonaiuti, familiare del cardinal Gasparri, affermò, sul Resto del carlino (8 ottobre 1920), 1 senza essere smentito da nessuno, che il suo "carattere ufficioso non potrebbe essere revocato in dubbio," e che in esso sono an– nunziati i concetti "prevalenti nelle sfere vaticane." Anzi lo stesso padre Casacca, pubblicando nel 1921 la terza edizione del lavoro (Il papa e l'Italia: La fine del dissidio, Roma, Casa editrice R. Buffetti, 1921, pp. 93), che intanto veniva anche tradotto in lingua inglese e spagnola, ha riprodotto integralmente, senza nessuna rettifica, lo scritto del Bonaiuti. E per giunta, ha dedicato addirittura questa terza edizione a un cardinale. Non si po– trebbero accumulare, con maggiore amabilità, da parte delle autorità vatica– ne, gli indizi che il padre Casacca parla non di testa sua, ma per conto loro. A siffatte discussioni il partito popolare si tiene ufficialmente estraneo. Mostra di ignorarle. Né nelle elezioni del 1919, né in quelle del 1921, nessun candidato del partito ha mai toccato questo tasto. I tentativi fat– ti dai tradizionalisti per trascinare i giornali del partito e i congressi 1 In una delle sue "Note vaticane" firmate con la sigla E. [N.d.C.] 69 BibliotecaGinoBianco

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