Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

I ,precedenti e del sommo pontefice, si sbandarono ignominiosamentç: temevano di andare in carcere insieme con don Albertario; e il pericolo socialista si rive– lava piu grave di quanto i gesuiti della Civiltà cattolica non credessero ancora nel 1896. Anche gli elementi piu ben pensanti, o meno mal pen– santi, della democrazia cristiana, per esempio l'on. Meda, si avvidero che non era prudente scherzare col fuoco, e andarono a ingrossare le file con– servatrici. Cominciò allora a determinarsi quel ravvicinamento fra conservatori liberali e conservatori cattolici, che i cattolici nazionali avevano per tanto tempo predicato invano. La paura del socialismo, invece di condurre la borghesia liberale ai piedi dei clericali, condusse i clericali a rive– dere la loro tattica di intransigenza catastrofi.ca verso la borghesia liberale. Ben diversa fu la reazione psicologica fra i piu giovani e i piu vivaci fra i democratici cristiani. Questi, capitanati da Romolo Murri, si staccarono con sdegno e disprezzo dai vinti del '98, e sì gettarono fra le moltitudini proletarie - specialmente rurali dell'Italia centrale - a farvi la propaganda delle loro idee, in concorrenza coi socia– listi. Messisi cos{ a contatto con la realtà immediata delle moltitudini lavoratrici, cominciarono anch'essi a mandare in soffitta, come facevano i cattolici conservatori per paura del socialismo, il potere temporale. Tro– vandosi inceppati dalla gerarchia ecclesiastica nel loro lavoro di propaganda, si dettero a rivendicare l'autonomia del laicato dal clero sul terreno delle lotte politiche. Trionfarono nel congresso cattolico di Bologna del novembre 1903; e avevano la protezione del cardinale Rampolla e del cardinale Svampa. Ma questa prevalenza democristiana - che oggi è ricordata dall' on. Murri, per dimostrare che le attuali fortune del partito popolare si riattacca– no a quella prima aurora - fu di breve durata. . Fra il 1901 e il 1902, fu per l'Italia un vero ciclone di scioperi e di altre agitazioni. I socialisti riformisti, che facevano capo a Turati e a Bis– solati, e cercavano di moderare la tempesta, ed avevano ottenuto la maggio– ranza al congresso di Imola del 1902, furono ben presto sopraffatti dai socialisti rivoluzionari. Nel 1903 perdevano l'Avanti! Nel maggio del 1904 erano battuti nel congresso di Bologna. Nell'autunno del 1904 uno sciopero generale a carattere politico e rivoluzionario metteva sossopra tutta l'Italia. Fu una nuova corrente di pànico per i clericali e per i moderati, e una nuova spinta a superare i dissidi dei precedenti cinquanta anni. Nello stesso tempo, il movimento modernista - in parte di origine razionalista, col Loisy, in parte di origine mistica, col Tyrrell - minacciava la integrità dei dogmi cattolici. E alcuni democratici cristiani italiani si facevano propagatori di massime moderniste nel campo religioso, oltre che di teorie socialistoidi nel campo sociale. La mancata rivoluzione politica, l'accentuarsi del pericolo socialista, il serpeggiare della eresia modernista nelle file democristiane, spiegano la rea- 57 bhoteca Gino Bianco

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