Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

ll partito popolare e la questione romana la necessità di tener conto della localizzazione del reddito nel determinare la quota imponibile; raccomandò in tesi generale la semplificazione delle imposte, l'esenzione delle quote minime, la "preferenza" per le imposte dirette, la riduzione "almeno" del dazio consumo; ma quando si arrivò al– l'imposta progressiva, cominciarono le contestazioni. Il conte Soderini, il Gusmini, il marchese Malvezzi-Campeggi, la combatterono: perché era caldeggiata anche dai socialisti; perché votare l'imposta progressiva signifi– cava invitare il governo a imporre nuove tasse in un paese già esausto; per– ché il nuovo onere sarebbe andato quasi esclusivamente a carico della pro– prietà fondiaria già tanto gravata; inoltre, dove l'imposta progressiva è stata introdotta, si è avuta una notevole diminuzione dei consumi di lusso con danno non lieve di molti artigiani. Le ragioni degli avversari dell'imposta progressiva stavano per vincere; ma l'assemblea non aveva il coraggio di respingerla, e stava per votare la sospensiva (qui bisognava dire s1 o no, e quindi era meglio sospendere), quando il Toniolo trascinò l'assemblea a votare per il principio dell'imposta progressiva. Ma quale imposta! "con un limite massimo" e "con tenui gra– dazioni." Cosf i democratici vinsero in parte... nell'ordine del giorno. La politica di Pio X Delle tendenze democratiche e socialistoidi, che affioravano attraver– so queste discussioni e piu ancora nella propaganda popolare, i conserva– tori - tanto liberali, quanto cattolici - cominciarono ben presto ad es– sere assai scandalizzati e preoccupati. Il governo credé ad un'alleanza fra socialisti e clericali. E in occasione dei tumulti annonari del maggio 1898, sciolse insieme circoli socialisti e circoli cattolici; arrestò, processò e con– dannò, tutti insieme, radicali, repubblicani, socialisti e clericali: Filippo Turati, direttore della Critica sociale, e don Davide Albertario, direttore dell'Osservatore cattolico, furono condotti, ammanettati, nello stesso corteo di prigionieri, per le vie di Milano. A questa raffica i socialisti resistettero vigorosamente. Guidati dalla magnifica energia di Leonida Bissolati, fiancheggiati dai repubblicani, tra– scinandosi dietro i radicali, aiutati sottomano dagli zanardelliani e dai gio– littiani, paralizzarono, coll'ostruzionismo, per un anno il lavoro della Ca– mera; sconfissero il ministero nelle elezioni generali del giugno 1900; re– spinsero con fermezza il contrattacco conservatore, che si scatenò contro di essi in occasione della uccisione di re Umberto (luglio 1900); imposero al governo il rispetto del diritto di sciopero con lo sciopero generale di Ge– nova (dicembre 1900); fiaccarono definitivamente ogni tentativo della destra parlamentare con la formazione del ministero Zanardelli-Giolitti (febbraio 1901). , I clericali temporalisti e intransigenti, invece, che si erano offerti sem– pre pronti in ogni congresso a versare il sangue per la libertà della Chiesa 56 BibliotecaGino Bianco

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