La Repubblica romana del 1849

6 La Repubblica Ro111a11a del 1849 nosciuto fino ai giorni nostri, e soltanto oggi si sa che chi ha vibrato il colpo mortale è stato il figlio di Ciceruacchio, fucilato più tardi dagli austriaci, insieme al padre, nelle paludi di Comacchio. Il domani il popolo di Roma tentò un assalto in piena regola al Quirinale, e Pio IX il quale, oramai in cuor suo, secondo la mite espressione manzoniana, dopo aver benedetta l'Italia, la mandava a farsi benedire, non nascose più i suoi sentimenti reazionari. Non posso, non debbo, non voglio, egli disse, e fuggl da Roma, di notte, nella carrozza della contessa di Spaur rifugiandosi a Gaeta sotto la protezione di Ferdinando II di Borbone. La commozione di Roma per quella fuga che ricordava quella di Luigi XVI, non fu grande. L'avvocato Sterbini l'annunziava ai romani da un balcone del Corso: " Cittadini, Pio IX è fuggito; la sua fuga è un insulto per noi; ma di lunga mano Roma conosce questi andari dei papi. Pio IX è fuggito; una bieca diplomazia si affretterà a dire che aveva soggiorno infido fra di noi; dirà forse che gli era insidiata la vita. E la scellerata calunnia farà il giro del mondo. Ma non vi caglia nè di essa nè di lui. Roma è risorta e terrà fede alla sua nuova bandiera. In essa si vince più che nel labaro di Costantino, di nefasta ricordanza. Teniamoci stretti e ordinati; percorriamo sereni la via in cui ci ponemmo. Le porte dell'inferno non prevarranno contro di noi. Teniamoci serrati come quei legionari antichi avanti a cui sparivano ostacoli e _impedimenti. Roma risponda col silenzio alla fuga del principe; non contumelie, non rimpianti. Il silenzio dei popoli è la lezione dei re. Pio IX è fuggito. Roma accoglie soltanto nel suo seno un uomo di meno. ,, In Trastevere, come racconta nelle sue memorie il conte Carlo Rusconi, che fu testimonio degli avvenimenti, le cose si passavano con altrettanta calma. Ci• Bib1 oteca Gi'1o Bic1nc')

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