48 La Repubblica Romana del 1849 calunniato che me, tacerei: non ho provato mai nella vita se non indifferenza per la calunnia e supremo disprezzo pei calunniatori. Ma voi faceste segno delle calunnie un'intiera rivoluzione, santa nel suo diritto, pura d'eccessi nel suo sviluppo: un intero popolo, buono, valoroso e notabile per affetto all'ordine e abitudini di disciplina, tramandate ad esso dagli antichi suoi padri. Uomini consecrati da lunghi studi alla serena imparzialità filosofica, avete non per tanto, pei vostri fini, ripetuto impassibili all'assemblea le volgari accuse d'anar• cllia, di terrore, di sella, gittate per più mesi pascolo a _ un pubblico ignaro da gazzettieri pagati perchè si spia• nasse la via ali' iniqua impresa contro la romana Repubblica. Avete freddamente, col labbro atteggiato al sorriso dell'ironia, avventato il fango della reazione su quei che morirono per la patria nascente. Importa che, per onore della razza umana, qualcuno protesti. Importa che, non per voi, nè per una maggioranza parlamentare diseredata, per opera di egoismo e paura, d'ogni senso mc.- raie, ma per quei che gemono tra voi, come noi gemiamo, la libertà perduta, e per la Francia dei dl che verranno, sorga una voce d'onesto a dirvi, o signori, che la vo• stra eloquenza è mero artificio, la vostra fede un' ipocrisia, che per tutta quanta la serie delle vostre asser• zioni voi non avete dato se non menzogne alla Francia e all'Europa; che se havvi nel mondo cosa più vile del carnefice e dell'opera sua, è l'insulto al cadavere, la percossa alla pallida faccia di Carlotta Corday. Io dunque scrivo e protesto in nome di Roma. Io so d'uomini i quali dovrebbero per onor della Francia assumersi la parte che oggi io m'assumo; sono gli impiegati della vostra cancelleria in Roma che arrossivano davanti a me degli atti del loro governo, e plaudivano ricono• scenti alle nostre cure protettrici ed alla condotta am• plirabjle del nostro popolo; ma paventano la perdita B1b! oteca Gi 10 Bianc.0
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