La Repubblica romana del 1849

La Repubblica Rot11a11adel 1849 11 v'era da esitare. Il popolo era sovrano di diritto e di fatto: sì che la ragione dei principi e quella delle ne• cessità estrinsiche concorsero insieme a farci un dovere del decreto della Costituente. La perplessità della Ca• mera costituzionale e la dissoluzione della Giunta ci obbligarono a servir soli al debito che correva verso il paese; e trionfando di tutti gli ostacoli, provvedemmo, costituiti in Commissione Provvisoria di Governo, all'at• tuazione del pubblico voto. ·E ad un altro debito, più solenne verso l'intera Nazione, fu .per noi soddisfatto, col proclamare la Costituzione romana, nucleo della Italiana. ,, L'Armellini chiudeva il suo nobile discorso con queste parole: " Il nostro popolo, primo in Italia che si è trovato libero, vi ha chiamati sul Campidoglio a inaugurare una nuova èra alla Patria, a sottrarla dal giogo interno e straniero, a ricostituirla in una nazione, a purificarla dalla ·gravità dell'antica tirannide e dalle recenti men• zogne costituzionali. Voi siedete, o cittadini, fra i se• polcri di due grandi epoche. Dall'una parte vi stanno le rovine dell'Italia dei Papi. A voi tocca elevare un edificio che possa posare su quelle macerie, e l'opera della vita non sembri minore di quella della morte, e possa 'fiammeggiare degnamente, sul terreno ove dorme il fulmine dell'aquila romana e del Vaticano, la bandiera dell'Italia del Popolo. " Dopo ciò noi inaguriamo i vostri immortali lavori sotto gli auspici di queste due santissime parole: Italia e Popolo. H Il discorso dell' Armellini veniva accolto da grandi applausi. Si procedeva subito all'appello nominale e si constatava che 140 erano i deputati presenti. Alla chiamata del suo nome il deputato Carlo Bonaparte, principe di Canino, rispondeva col grido di Viva la Repubblica! Bib, oteca G1 o BiB-;lki

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