La Repubblica romana del 1849

La Rep11bbl1caRomana del 1849 gredire, l'innestarsi inevitabile della questione di libertà nello Stato Romano alla questione nazionale; l'inevita• bile dualismo fra il potere teocratico e il principio costituzionale. • Egli - diceva accennando a Pio IX - potè allora, in occasione della guerra coli'Austria, conoscere che questa era l'abolizione del trattato di Vienna: era lo scioglimento della diplomazia, della sacra lega; era insomma la proscrizione della teocrazia, la separazione del potere spirituale dal temporale. E questo era ciò a cui il popolo anelava; era la condizione alla quale non si potevano· rassegnare i consiglieri occulti e palesi, prossimi e lontani, la debolezza e i pregiudizi del prin· cipe-sacerdote. Il pontefice, circondato dalle insidie dei tristi, persuadevasi dello scisma tra il principio funesto ai popoli, di mantenere neutrale lo Stato della Chiesa, e il dovere di trasmettere ai successori intatto il potere tradizionale. E siccome un principe costituzionale, non può seguire che i voleri del popolo, cosl vedeva nella Costituzione un ordinamento incompatibile coi doveri ai quali obbediva come capo della Chiesa. • Di qui l'enciclica del 29 aprile, la lotta fra il principio teocratico e il principio costituzionale, il tentativo di restaurare una politica di reazione, il ministero Rossi, l'assassinio del Rossi stesso, i moti del giorno 16, la fuga di Pio IX a Gaeta, ecc., ecc. • La rivoluzione - aggiungeva l'Armellini - esitò per molto tempo a spiegarsi, e non si rivelò aperta• mente, se non dopo che il principe sembrava non lasciare altra alternativa· fra l'antico regno dell'arbitrio assoluto e la completa emancipazione. ,, Allora si deliberò la Costituente e " tra il principe assente presso lo straniero che sembrava non ammet· tere mezzi di riconciliazione, e la Nazione che voleva fondare sopra una base stabile i propri destini, non Bibl oteca Gino Bianco

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