Onofrio Minzoni - Poesie

27 Che percote col piè l'arido tescl11o, Su cui profon.damente taciturno, Fatto alla guancia di sua palrr1a letto, Q11egli suole arrestar l'occhio e il pensiero . Eccone qui sugli sprezzati avanzi Di regie insegne alteramente assiso, E cinto i lombi di cilestra fascia, Un bion detto , che te seg11e col guardo , E steso in ver Luigi il dito eburno, T el mostra , e sembra dir, pregia, ed ammira Q Ma tu fi·attanto, amabile Fancit1llg, Qual pensiero a tal vista _in sen ravvolgi? L' arnmiri tu? lo pregi tu? rispondi . Degg' io forse temer; ch" egli non d'altro Degno ti paja che del tuo rifiuto? Torna, se questo è ver, torna al sollazzo: So ben io , che farò . Cecco , Anseln1uccio, O di Luigi fervidi amatori, Venite, anzi correte : ecco alla fine Ecco io vel dono ., Ma . . . ne sei tu pago? Ah 1 no : ben me l'accenni alle pupille Alta1nente in ltli fitte, a., labbricciuoli N el l'ascoltarmi avidamente aperti, Agli atti impazienti, onde ml accusi,

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