Unione generale dei lavoratori ebrei della Polonia - Il caso di Henryk Erlich e Victor Alter

qualcuno che era venuto appositamente da Mosca. A mezzanotte e mezza della notte tra il 3 e il 4 dicembre erano seduti intorno a un tavolo nel ristorante dell’hotel Erlich, Alter, Natanson (ex lettore di matematica a Cambridge) e chi vi scrive. Una delle donne alla reception dell’hotel chiamò Alter al telefono. Dopo un po’, quello tornò dicendo: “Henryk, prendiamo i cappotti, dobbiamo andare”. Dopo poco, rientrarono per andarsene; quasi dimenticarono di salutarci, ma promisero che sarebbero tornati presto. DA ALLORA NON LI HO MAI PIU’ VISTI. Il giorno seguente, a mezzogiorno, preoccupato della loro assenza e del non aver più ricevuto loro notizie, mi sono recato con Leon Oler, altro eminente membro del “Bund” rilasciato poco tempo prima da un campo di lavoro, presso l’ambasciata polacca dove redigemmo un affidavit formale per testimoniare la loro scomparsa. L’ambasciata polacca iniziò le proprie indagini e infine venimmo informati che Erlich e Alter si trovavano in prigione. Il motivo della loro detenzione, per come ci veniva riferito, variava di volta in volta, ma tutte queste spiegazioni avevano in comune una cosa: non avevano alcun senso. Pochi giorni dopo l’arresto, il 12 dicembre 1941, la Nkwd accettò che venissero inviati piccoli pacchi contenenti biancheria intima per i prigionieri. Raccogliemmo questi pacchi insieme a un addetto dell’Ambasciata. Di fronte all’edificio della Nkwd trovammo Chasanovich ad attenderci. Là, per strada, ciondoloni davanti alla ringhiera, Chasanovich procedette a esaminare minuziosamente il contenuto dei pacchi e firmò a matita i moduli di ricevuta che erano stati preparati per noi. Non accettò nessuno dei pacchi di generi alimentari, dichiarando, cinicamente: “Là mangiano meglio di voi”. Il 28 dicembre 1941 venni convocato dalla Nkwd dove mi venne letto un comunicato dell’organizzazione che mi intimava di lasciare Kuibishev entro 24 ore, pena l’arresto immediato. Tra il 4 e il 29 dicembre, cioè tra il momento del secondo arresto di Erlich e Alter e il momento in cui lasciai la mia stanza al Grand Hotel, le autorità sovietiche non perquisirono mai la nostra stanza per ottenere i documenti e gli articoli che i miei compagni avevano lasciato dietro di sé. Dopo diversi giorni, tutti i loro oggetti personali vennero depositati presso l’ambasciata polacca. LUCJAN BLIT. Londra, marzo 1943

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