Angelo Maria Ricci - Elegie ed epicedi

41 Che negli estremi dolorosi istanti Pace a tutti lasciò, pace che altrui Neppur tolse co' gemiti e co' pianti; Quel cor che in terra, e ne' be' giorni sui Amò quanto Dio fece, e non invano, Per quell ' a1nor che setnpre torna a Lui; Quel cor che il bello dall' eterna mano Impresso, arnò ne' fiori, e fin ne' bruti, Cl1e più vicini all' uomo han senso umano·IJ Ve' come tende a noi gli orecchi acuti ·, Sentendo il caro non1e, il ca gnoletto, Co1ne se pensi e si lan1enti, e fiuti!. .. Oh come r ende affetto per affetto Ciò che ha vita, e risponde ai vivi omei , Che prorompon Ja vivo e caldo petto! - Eppure, o figlia, più non è Colei Che m' ha fitto nell ' alma eterno strale, Nè più la I'Ìvedran questi occl1i miei! Ma no... che in terra, in ciel vive immortale; · Rileggi, o figlia, in queste arene, al1i! l'orme Del piè che non parea cosa mortale. N è qui tutta morì .... cangiate forme, In te rivive, e la versa t il polve In seno alla natura an1a e uon dorme ; . . 4· ·

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