Angelo Maria Ricci - Elegie ed epicedi

127 Poichè troppo a nzirarsi è orrihil cosa Senza Religione ltalo avello In cui parte minor dell' uom riposa; E ben tal fregio si conviene a quello Che per Lei crebbe nel costume antico, E che mostròg li in terra il Vero e il Bello. Dall' un de' canti un an1orin pudico Scriva col dardo « è sacro a Pindetnonte, Non pianga e passi chi non m'ebbe amico. » Nell' atto stesso sull' arcane impronte Mesto e nel suo dolor quasi divino Da un lato incurvi la serena fronte: Penda dall'altro lato a capo chino Una delle Preghiere al Nume ancelle, E a piè vivo le spunti il gelson1ino: Ma quasi a richian1ar le altre sorelle Volga la fac<;ia con atto d'amore, O qual se di lontan risponda a quelle. E da destra a sinistra in suo dolore Tocchi una corda Jell' Ausonia Lira, S tt cui sta scritto c< le risponde il core. » :VIa dove, ov' è quel salc1o in cui rimira Colma la luna, sul cui raggio assisa For se l ' Ombra del Vate ancor s'aggira,

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==