Pasquale Stanislao Mancini - Discorso ... sulla questione romana e sulle condizioni ...

i5 cauzioni, la cui opportunità non sarebbe relativa che ad un primo periodo di transizione dal vecchio al novello sistema; periodo che io chiamerei di prova., perchè destinato ad assicurarci che il papa abbia abdicato di buona fede, anzichè rassegnarsi alle circostanze del momento, per tornar poscia ancora una volta a cospirare coi potenti della terra eontro la sovranità nazionale degl'Italiani; e per servirsi delle libertà e delle concessioni ottenute come istrumenti e mezzi di ricuperazione della perduta politica potestà. Tuttavia, benchè nelle tenebre del medio evo, dopo . lotte aspre e secolari, questi mezzi valsero ai papi per conquistare una politica possanza; qual confronto, o signori, sarebbe possibile tra la società debole ed inferma dei secoli di barbarie ed ignoranza, e quella adulta, illuminata e civile del secolo XIX? Sì, io stesso, educato alla scuola napoletana, cioè alla scuola dei giureconsulti i più avversi alle pretensioni politiche del papato, nato nella patria eli Giannone, ed avvezzo a meditare con amore e riverenza sui volumi di quel grande e sventurato ingegno , i cui scritti composti nella sua dolorosa dodicenne p~igionia in Piemonte e già inediti ebbi la ventura eli scoprire e di porre in luce, Ìo stesso, non ho difficoltà di -dichiararlo, non saprei ravvi- ~are menoinamente pericolose quelle concessioni e quelle larghezze nelle normali condizioni, alle quali dovrebbero applicarsi. Che giova parlarci dell'exequatur, del liceat scribere, del diritto alla nomina dei vescovi e delle tante altre prerogative dello Stato, delle quali oggi ragionevolmente con viva tenacità siamo tutti gelosi? Queste istitutuzioni (chi no l sa?) non furono una invenzione gratuita dei nostti padri e senza ragione di essere. I nostri mag-

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