Gaetano Carletti - Discorso ... per lo statuto fondamentale dello Stato

RECITATO AL SUO POPOLO DELÙ CITTA E DIOCESI da Sua Eccellenza Rmreodissima IIONSIGNOR GAETANO CARLETTI TUC:OTO DI :I'OBr.l IL GIORNO 20 MARZO 184~ QUANDO NELLA CATTEDRALE &~a "aUliJ>l!a~ jl IDlliJ> f' .1Ktt0 ai 6ofentte 8lul~taia.mcttf o PER LO STATUfO FONDMIENTALE DELLO S'tAiO CONCESSO DALLA .DNIPICENZA PIO IX. IN FORLÌ 1'1\ESSO BOI\DIUIDltSI.

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5 ~iCettissimi ~igCi A ppiè dell' Altare vuole implorm·si ogni bene; appiè dell' Altat·c Yuolsi disfogare la gioja d' ogni bene impetrato. Ed è la gratitudine al divino Conceditore di tutte beneficenze efficacissima preghiera ad ottener grazie novelle. Fortunato quel Popolo, che innanzi all' at·e del Dio Onnipossente dichiarasi debilot·e alla Providcnza benefattJ·ice, c scioglie dal labbro festante inni figli d' un cuore grato sincet·amente, efficacemente! Gt·ato sinceramente per viva Fede; grato efficacemente per operosa Cat·ità.

Avviviamo, Ft·atelli c Figli dilettissimi, la nostt·a Fede, senza la quale il Tempio, c l' Altare sarebbero obbietti di sterile costumanza ; le preci un rito vuoto di senso. Figli degli uomini, che mai sono i cieli ? I/ opera di una parola, cui Dio proferì quando gli piacque dare incominciamento ai secoli : ipse dixit, et (acta sunt. Che cosa è la terra? Una molecola , un atomo della ct·cazione. E noi chi siamo? Noi siamo un' effetto infinitcsimo di quella produllrice virtù, cui Egli infuse nella creta, quando le disse : cresci, c moltiplica : crescite , et mttltiplicamini. Tali siam noi in quanto plasmati di carnee membra. Ma quella forza che in noi pensa c vuole, quella è creazione immediata di Lui , il quale anche in faccia a noi concepili spi - rò lo spit·a\:olo della vita, l' anima, che unica nell' c sere, triplice nella operazione del pensm·c, del t·icol'dar , dell' amare, si fa immagine di lui Uno e Trino ; l' animn che possenle c libera rende similitudinc di Lui lioeralissimo Hc dci Rrgi. N(~

già Egli abbandonò la sua creazionP , qun - si lasso della gt·ande op~ra. lnftnilo nell a possanza c nella sapienza a lutto sopt·avveglia, tullo dispone senza fatica. Pct· legge irresistibile conduce gli csscr·i it·t·agionevoli ; per soavi arcane disposizioni guida i figliuoli di Adamo in guisa che , pm· lasciando ciascuno in mano del proprio consiglio, tutti nella varietà, e nella opposizione delle intenzioni personali compiano ( buon grado, malgrado ci se ne abbiano) or le benigne, or le sevet·e , ma sempre giuste sue volontà. Vi vennero dei beni? Iddio ve li diede : Dominus dedit. Vi furono rapiti ? Iddio ve li tolse : Dominus abstulit. Ma se ve li tolse, fu Egli o il giudice giusto punitore, o il padre con·cUorc amoroso. Dunque benedizione a Lui : Sit nomen Domini benedictttm. Ma se \ 'C li diede , fu Egli il Padre benefattore. Dunque di nuovo benedizione a Lui : Sit nomen Domini benedictum. Perchè vi veggio io sul volto in <JUCsto giorno sì sfavillante la lei i t. ia ·~ Pet·rhè

6 fu adempiuto un vostr·o ardente desidCI·io. Chi adempicvalo ? Il cuore amorosamente fidcntissimo dell' immortale PIO NONO. Sì, indubitalamente. Sì. Ma di cotanto svariatamen~e composta macchina chi mai congiunse in unica risullante le forze or divergenti , o1· elidentisi ; chi ne vinse gli attriti paurosi? Fu il solo Al-chitettore Supremo, a cui gli ostacoli sono ajuti. Otteneste un beneficio? Fu dono del Signore. Adunque inni al suo Nome: Sit nomen Domini bcmedictum. Grande c bcneficentissimo largitore di ogni bene., noi lodiamo Voi, Dio; noi confessiamo Voi liberalissimo Signore di tutto, e di tutti. Pieni sono i Cieli , piena è la terra di vostra maestà, di vosh·a gloria. E la vostra gloria irraggia, piit che da tutt ' altro attt·ibuto, dalla misct·icordiosa vostra beneficenza, come di Voi ne insegnò il Profeta: Miscrationes ejus super omnia opera ejus. La nostra Fede vi adora, vi riconosce, vi benedice. Deh! Voi avvivatela ognora piì.J, sicchè ella dètti sentite, aiiuocatc al nostro labbro le voci del solenne

7 Ringraziamento, e ne raccenda nel cuore con l' alimento della grati~udine una operosa Carità. Gratitudine sincera diviene naturalmente efficace. L' animo sinceramente grato arde in generosa brama di compensare coll' opera l' amato benefattore. Or· di quale compenso potremo noi corrispondere alle beneficenze di Dio ? Beatissimo di sè medesimo non abbisogna di nulla. Che mai può Egli addimandarne? Solo ne domanda che siamo felici, assecondando e nutr·endo il più invitto, il più dolce, anzi l' unico nostro affetto , l' amo1·e. Tutte le sue richieste in una: Amate~ Amate. Amate Iddio nostro Signore: Diliges Dorninwn Demn tuum. Amate i vostt·i Fratelli : Diliges proximurn luum. Amiamo perciò Lui sommo Essere per ammirazione, Lui sommo Bene per desiderio , Lui sommo Benefallore per gratitudine. Amiamo i nostri Fratelli. E lutti siamo Fratelli di creazione, di origine , di redenzione, di etea·ne speranze. Ma noi siamo ancor·a Ft·alclli , pcrchè

8 tuui }<' igli della Cattolica Chiesa , del~ morosissimo Pad1·e PIO NONO, di una sola gloriosissima Patria. Oh dilatiamo i sensi della Carità ! Amiamoci tutti operosamente ; e Voi, o dilettissimi , aggiugnete a tanti comuni titoli ancor questo di Figli miei. Pc1· divina volontà son Padre di tutti Voi: ogni offesa, che alcun di Voi addolm·a, strazia il mio cum·e. Oh risparmiate le paterne mie viscere ! Amatevi tutti, ajutatevi, consolatevi, difendetevi l' un l'altro. O Voi doviziosi, lm·gheggiate inverso i meschinelli robusti con le commissioni di lavo1·o; cogl' infei·micci, o teneri, o cadenti la1·gheggiatc di elemosine. Pove1·elli, figliuoli miei, ajutatevi con industre ope1·osità, se il potete; con l' umile supplicazione se alta·a forza non vi rimane, e semp1·e benedite il Signore, che vi accolla una parte più visibile, sebbene forse non più gi·avosa, della sua C1·oce. Ministri del Santuario, sovvenite pe1· ogni maniera al Popolo; nè vi stancate di giovarlo con la preghiera, con la parola, coi Sag1·amenti . Popolo

9 Cristiano, venera gli unti del SignorQ.; c rammenta che, di dove il Sacerdozio è negletto, fugge la Religion~, e con essa la felicità. Il beneficio, di cui oggi va lieta ]a Patria nostra, il dobbiamo a un SacCI·- dote. Ah ! mentre dall ' uno all' altro polo le genti tutte a Lui plaudono, e a noi invidiano, vegga Egli che di questa invidia siam degni, perchè ador·atori di sua Pe~·­ sona, e premurosi esecutori delle sante sue insinuazioni di carità. Anime pie, ma semplicette, non paventate le forme novelle del civil reggimento. La Cattolica Religione, per cui tremate, cammina i] suo tr·ionfale sentiero indipendente da qualchessiasi umana istituzione. Ella è nel mondo, ma non del mondo. E se chiede al mondo alcuna cosa, è solo per la libertà del suo culto, liberli1 pel suo insegnamento. E la liber·tà, cui per sè chiede, non ,·ielala; non niegala ad altrui. Nelle ~r·andi ricostruzioni sociali Ella nmmira le opere, _o- le per·- missioni del suo Dio. Ma per sè non imp<un·iscc. Nacque dal coslato di Cr·islo mo-

w rcntc ; non mm·•·à coll' ultimo giorno del mondo se non. pc•· risorgere m seno a C•·isto Giudice. Fratelli, c Figliuoli amatissimi, udite la voce del vosl•·o Pad1·c. Se della novella forma del civil reggimento taluno abusasse, a lui solo se ne doncbbc la colpa. Ma io null·o speranza, che tutti, tutti ne userete a bene. Conosco la diritLissima ' 'olontà di un sapientissimo Porporato che •·cgge la Provincia; di una assennata Magistratum c:hc governa la Città. Invoco fidente l' amore per l' m·dinc dei valorosi, che impugnano le m·mi o cittadine, o governative. Chicggo, e spc•·o da tuLLi a nome del Dio bcncfattot·c una gratitudine efficace di opet·osa carità. Chi Yivamente non credesse , chi efficacemente non amasse, tacciasi in CJUCSLo Tempio: non profani la parola della fede c dell' amot·e, cui noi canteremo. Ma v' ha egli chi non creda ? V' ha egli chi non ami? Ah no ! Dio delle g•·andi mamviglic , Signore unico assoluto flcllc menti , dc' cuori, un

u raggio del vostro volto su tutti noi, che ne illumini, che ne infial\}mi ! G1·andc Iddio ! Vivida Fede, Carità operosa ci faccia degni di cantare l' Inno del Ring•·aziamento.

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