nostra terminologia per indicare le sofferenze dell'uomo sotto la tirannia si sia enormemente accresciuta negli ultimi decenni, di pari passo con l'invenzione di forme sempre pit't, ciniche di distruzione e di torntitra, noi ci rendiamo conto che essa resta tuttavia inadeguata e impropria 1, qualificare ciò che esattamente significa, nella storia del genere umano, il martirio dei dodici o quindici milioni di la,z,pratori forzati della Siberia_.e anche soltanto il semplice e mtdo fatto che quello sterminato martirio sia stato legalmente istituito come un settore normale d'un nuovo sistema economico e politico. Se riflettiamo per un momento alla condizione dell'uomo, in quelle vastissime e nuove città di schiavi della Siberia, popolate come nazioni, ci tornano allo spirito le immagini più semplici antiche e desolate del dolore umano, le immagini fondamentali, archetipiche dei profeti biblici. Ci torna a mente, senza che l'accostamento possa sembrare bestemmia o sacrilegio, l'im-magine in cui Isaia raffigurò la vittima predestin·ata per la penitenza dei nostri peccati : « Tutto ciò che in lui sarà umano, predisse Isaia, sarà oltraggiato e offeso». Tutto ciò che in essi è umano, assolutamente tittto, il corpo, l'anima, lo spirito, è oltraggiato e offeso. Ci. torna a mente l'immagiti,e dell'Agnello che dall'inizio dei secoli sanguina sulla pietra del macellaio, e che forse continue1·à a sanguinare fi-no alla consumazione dei secoli; l'Agnello, i cui gemiti non sono ascoltati da nessuno. I gemiti di qt:-ei mil~oni di p-roletari non sono ascoltati da nessuno. Essi espiano i peccati del mondo moderno. Questa tragica degenerazione del regime ritsso rip1·opone, a tutti gli uomini liberi, dovet'Ì particolarmente penosi che noi, t'esi ingenui da un'ottimistica concezione .della storia, ri80 BibliotecaGinoBianco
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