Ignazio Silone - Uscita di sicurezza

nostra terminologia per indicare le sofferenze dell'uomo sotto la tirannia si sia enormemente accresciuta negli ultimi decenni, di pari passo con l'invenzione di forme sempre pit't, ciniche di distruzione e di torntitra, noi ci rendiamo conto che essa resta tuttavia inadeguata e impropria 1, qualificare ciò che esattamente significa, nella storia del genere umano, il martirio dei dodici o quindici milioni di la,z,pratori forzati della Siberia_.e anche soltanto il semplice e mtdo fatto che quello sterminato martirio sia stato legalmente istituito come un settore normale d'un nuovo sistema economico e politico. Se riflettiamo per un momento alla condizione dell'uomo, in quelle vastissime e nuove città di schiavi della Siberia, popolate come nazioni, ci tornano allo spirito le immagini più semplici antiche e desolate del dolore umano, le immagini fondamentali, archetipiche dei profeti biblici. Ci torna a mente, senza che l'accostamento possa sembrare bestemmia o sacrilegio, l'im-magine in cui Isaia raffigurò la vittima predestin·ata per la penitenza dei nostri peccati : « Tutto ciò che in lui sarà umano, predisse Isaia, sarà oltraggiato e offeso». Tutto ciò che in essi è umano, assolutamente tittto, il corpo, l'anima, lo spirito, è oltraggiato e offeso. Ci. torna a mente l'immagiti,e dell'Agnello che dall'inizio dei secoli sanguina sulla pietra del macellaio, e che forse continue1·à a sanguinare fi-no alla consumazione dei secoli; l'Agnello, i cui gemiti non sono ascoltati da nessuno. I gemiti di qt:-ei mil~oni di p-roletari non sono ascoltati da nessuno. Essi espiano i peccati del mondo moderno. Questa tragica degenerazione del regime ritsso rip1·opone, a tutti gli uomini liberi, dovet'Ì particolarmente penosi che noi, t'esi ingenui da un'ottimistica concezione .della storia, ri80 BibliotecaGinoBianco

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